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  1. .Shane
     
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    I giorni erano voltanti via velocemente. Non c'era stata ancora nessun tramonto e nessuna alba che avesse migliorato quella situazione. Tutto sembrava essere stazionario. L'Apocalisse sembrava essersi impossessata senza esitazioni di tutti gli abitanti. Rimanevano pochi integri, ma non sarebbero sopravvissuti troppo a lungo. Qualcosa di diverso arieggiava nell'aria e nella mente di Shane. L'ospedale psichiatrico da dove mesi fa era fuggito, ormai risultava essere solo un lontano ricordo, nonché una carcassa di macerie. Alcuni suoi amici ce l'avevano fatta, come lui, alcuni se n'erano andati per sempre.
    In quei giorni non aveva smesso di spostarsi da una parte all'altra, incessantemente. Il suo intuito da ex giornalista, l'avevano più volte portato a doversi scontrare con persone ben più pericolose del suo stato mentale. Ed in tutto ciò, nel bene e nel male se l'era sempre cavata, o almeno fino a quel momento.
    Le dita affusolate e longilinee, l'avevano portato a diventare succube dei motori. Da un paio di settimane per sopravvivere, Shane si era messo a riparare motori delle macchine. Soltanto quel mestiere gli permetteva di stare a contatto con le persone e poterle usare come scudo.
    Nel centro di Atlanta, in un vecchio sfasciacarrozze, aveva trovato la sua dimora. Tra i telai ormai usurati di vecchie auto, aveva riscoperto un altro mondo, quasi pleonastico. Giorno dopo giorno.
    Nessuno più l'aveva cercato, facendolo sentire per una volta finalmente libero. Svicolato da ogni trappola che la vita fino ad allora gli aveva sempre riservato.
    Anche quella mattina si era messo a lavoro all'alba. Vedeva le prime luci all'orizzonte morire, per lasciare spazio al giorno.
    Seduto su uno sgabello ricavato da un vecchio sedile di un auto, ancora una volta si accingeva a cercare di sanare una vecchia leva che fasciava una macchina motrice.
    Le mani imbrattate di olio di motore, ogni tanto pizzicavano l'incolta barba che contornava il suo viso, quasi in un gesto delicato.
    Erano tanti i forestieri che popolavano quella zona ogni giorno. Ma a quell'ora si poteva lavorare in santa pace perchè non c'era ancora un granché di gente in giro. Tentennò a portarsi alla bocca una caramella alla liquirizia, quando alle sue spalle avvertì dei passi e una voce.
    Straniero... è ancora presto per riavere il tuo motore. Le persone che ogni giorno si affidavano alle sue mani e alle sue capacità erano tante. Ognuna con un unico obiettivo celato da ogni entità.
    Senza interesse di voltarsi, continuò il suo lavoro, fischiettando all'unisono del tintinnio che emetteva quel pezzo di ferro quando veniva a contatto con l'altro.


    Edited by .Shane - 11/4/2016, 20:01
     
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  2. ;Bruce.
     
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    Non poteva solo camminare, non poteva semplicemente affidarsi unicamente alle sue gambe. Ogni giorno che passava sicuramente la sua resistenza aumentava, sentiva il dolore ai muscoli ritardare man mano che si spostava e si teneva in movimento, complici anche tutte le escursioni fatte nella sua precedente vita ovviamente. Solo che ora era arrivato al limite, aveva bisogno di un mezzo di trasporto, qualsiasi, che non fosse una bicicletta, per spostarsi e non rimanere troppo in unico punto. Poteva fermarsi qualche giorno in qualche casa, ma l'ansia non lo lasciava stare abbastanza da tranquillizzarsi per qualche giorno in unico punto.
    Era frustrante avere paura di morti e di vivi. Irritante non ricordare quasi come ci si sentisse con lo stomaco non in subbuglio e perennemente contratto.
    Perché era quello l'effetto che gli faceva l'ansia, lo teneva stretto, non lo faceva stare fermo, se non fino a quando il corpo smetteva del tutto di avere energie e addormentarsi.
    Non sapeva dove recarsi per trovarne qualcuno così, senza neanche pensarci troppo, andò in un luogo a lui conosciuto, così per avere maggiore sicurezza se avesse avuto bisogno di qualcosa in particolare.
    Dopo qualche giorno di cammino ritornò quindi ad Atlanta, la sua città Natale nella speranza che non fosse dimora assoluta dei vaganti.
    Qualcuno c'era, appena entrò in città li vide, li vide camminare solitari, spersi, senza una meta precisa. Di esseri umani neanche l'ombra. Dunque era più che previdente cercare di avanzare silenziosamente, con discrezione, evitando ogni contatto per raggiungere quello sfasciacarrozze in centro. Ci avrebbe messo ancora qualche tempo, ma poi li sperava di trovare rifugio e qualche mezzo magari.
    E poi... per raggiungere la Stone Mountain e rivedere Michonne senza ritardare aveva bisogno di trovare una macchina o una moto, sarebbe stato molto più semplice e meno pericoloso anche.
    Giunto nei pressi dello sfasciacarrozze Bruce si fermò di colpo sentendo dei rumori all'interno. Rumori che inevitabilmente stavano attirando dei vaganti, doveva entrare e fermare quel frastuono il prima possibile.
    Avanzò quindi all'interno del garage e tenendosi a una certa distanza provò ad avvertire chiunque ci fosse all'interno.
    Straniero... è ancora presto per riavere il tuo motore.
    "Ma quale motore, stai facendo......Shane?"
    Bruce sgranò gli occhi e si portò immediatamente la mano sulla piccozza pronto a difendersi in caso alla sua conoscenza fosse venuta la stramba idea di aggredirlo per come non si erano salutati al loro primo incontro.
    Con tutte le persone che pensava di poter ritrovare sicuramente lui era tra gli ultimi, era come se il karma avesse deciso di ritorcergli contro, di concretizzare un suo senso di colpa.
    Voleva punirlo? O dargli una seconda possibilità?
    "...Insomma, c'è un gruppo di vaganti che si sta avvicinando sempre più per via dei rumori che stai facendo. Dobbiamo andarcene!"
    E ancora una volta la vita li mise di fronte a una situazione sicuramente drastica e poco piacevole.
     
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  3. .Shane
     
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    L'aveva notato. L'aveva notato dallo specchietto retrovisore di un auto che giaceva a terra e rifletteva tutto ciò che era alle sue spalle. E l'aveva anche riconosciuto. Bruce l'uomo che in un certo senso gli aveva salvato la vita. Mesi addietro i due si erano rifugiati in una stessa casa abbandonata e da lì era stato sbocciato il loro "legame". Eppure Shane provò un senso di indifferenza, come sempre d'altronde verso le persone. Ancora di più visto che Bruce l'aveva abbandonato, lui si era sentito così. Dall'altra parte dopo tutte le varie situazioni che lo stesso Shane gli aveva procurato mettendo anch'egli in pericolo, non poteva aspettarsi altro.
    Era tornato e mai come quell'uomo un po' gli era mancato, ma di certo non l'avrebbe mai ammesso.
    Spostò lo sguardo dallo specchietto e tornò concentrato sul suo lavoro. Doveva terminalo il più presto possibile.
    Quando notò l'uomo avvicinarsi verso di lui, incominciò a dondolarsi su se stesso, aumentando ancor di più quel rumore assordante che emetteva quella vecchia macchina motrice.
    Il motore della "salvezza". C'era un'ampia disconnessione nelle parole di Shane, alimentate anche dalla situazione circostante.
    Tu..piuttosto che ci fai qui? Provò ira in quel preciso istante verso l'uomo ricordando ogni quel distacco che per lunghi giorni gli aveva fatto male. Peggio della sua ferita.
    Raccolse a terra affianco a se un vecchio straccio bianco, dove si strofinò le mani per mandare via il meglio possibile l'olio del motore e si alzò in piedi, guardando dritto negli occhi Bruce.
    E sentiamo dove vorresti andare? Non credeva neanche a un parola di ciò che Bruce aveva detto.
    Lì intorno non c'era riparo, soltanto auto vecchie e l'unica via di salvezza era infilarsi sotto di loro. Come più volte Shane aveva sperimentato.
    Appariva un po' più consapevole di se stesso, Shane, quasi più forte e ancora di più arreso verso l'Apocalisse. Niente avrebbe cambiato quel mondo.
    Nell'istante preciso in cui stava per dare di nuovo le spalle a Bruce, avvertì uno strano rumore. Fu quello che lo portò a modificare il suo comportamento alquanto placato.
    Non ho più paura di nulla, Bruce, neanche della morte. Cadde in ginocchio, gettando con impeto il pezzo di stoffa che aveva in mano, mentre la pioggia bagnò il suo volto. Erano giorni che non pioveva, ciò si poteva notare dalla terra arida.
    Solo tu puoi salvarmi. Ti chiedo soltanto di fare in fretta. Uccidimi, Bruce. I vaganti erano dietro l'angolo e Shane invocò Bruce a mettere per sempre fine alla sua esistenza. Era stanco e stufo, in quel mondo non c'era più spazio per lui.
    Colpiscimi, borbottò, abbassando la testa verso i piedi dell'uomo...

     
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  4. ;Bruce.
     
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    Davvero stava fermo li? Davvero stava peggiorando quel rumore assordante? L'irritazione di Bruce stava già peggiorando senza alcuna remora, non poteva davvero crederci di essersi imbattuto di nuovo in Shane e non poteva crederci di essersi nuovamente ritrovato in una situazione del genere proprio con lui. Non riusciva però a fregarsene ed ad andarsene salvando solo la sua pelliccia, era più forte di lui, avrebbe dovuto combattere con i sensi di colpa per troppi giorni e c'era già fin troppo che tormentava i suoi sonni, se poteva evitare alcuni demoni era almeno provvedere.
    Così doveva farsi coraggio, aiutare quel disgraziato e trovare una soluzione al più presto per non peggiorare ulteriormente il tutto.
    Una volta che Bruce gli fu quasi vicino ecco che riprese a dondolare e a delirare, ma possibile che fosse sempre così quest'uomo? Che perdesse completamente il controllo di sé in ogni dannatissima situazione agitata? Bruce iniziava a provare pena per quell'uomo, continuando a domandarsi come facesse a sopravvivere da solo.
    "Ti sembra ora il momento più adatto per fare due chiacchiere?"
    Norton non ci voleva credere, ok, era lecito che fosse rancoroso nei suoi confronti, ma preferiva di gran lunga ricevere un pugno in faccia più tardi che morire per mano dei vaganti in quel momento.
    Si avvicinò ancora di più, mentre Shane si mostrava particolarmente poco incline a trovare una soluzione, sembrava...arreso...e ciò che fece subito dopo confermò i dubbi di Bruce.
    Bruce cercò si tirò indietro i capelli bagnati dalla pioggia sgranando gli occhi alla vita di Shane in ginocchio. Era proprio arrivato al limite della sopportazione, come se il suo corpo e la sua mente si fossero messe d'accordo per dichiarare la fine. Questo Bruce non poteva accettarlo, per quanto Shane risultasse un impiccio, un sopravvissuto per miracolo, vederlo buttarsi così tra le fauci della morte lo mandava in bestia.
    Soprattutto se doveva essere lui a prendersi il dovere di decidere della sua morte.
    "Io non farò un cazzo Shane, alza quel culo."
    Bruce si guardò alle spalle e in lontananza vide il gruppo di vaganti avvicinarsi sempre più, non avrebbe ucciso Shane, ma si sarebbe fatto strada in quello sfasciacarrozze trovando una via di fuga, con o senza il suo aiuto.
    "Spacco quella finestra e fuggirò da li, se sei diventato così codardo da scegliere la morte, prego, ma non sarò io il tuo boia."
    Detto ciò Bruce prese un piede di porco che stava li per terra vicino alla macchina, superò Shane li a terra, e corse verso una finestra vetrata iniziando a spaccarla, sarebbe uscito da li e avrebbe corso più veloce che poteva per cercare un riparo. Nella speranza, in fondo, che anche Shane lo seguisse.
     
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