I can't pretend.

Altrove - Stone Mountain

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  1. The Samurai.
     
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    Non ricordo quand'è stata l'ultima volta in cui ho badato al susseguirsi di giorno e notte in quanto periodi a se stanti e ben distinguibili.
    Devo aver smesso di contare il passare dei giorni dal momento in cui ho seppellito il corpo di mio figlio, e con lui gli ultimi brandelli di civilizzazione che mi ostinavo a tenere appiccicati alla mia pelle.
    Eppure, nonostante il troppo tempo trascorso, sembro ancora in grado di scandire il passaggio del tempo. So bene, per esempio, che oggi è il decimo giorno trascorso da quando uno sconosciuto in Virginia ha condiviso con me un pasto, un rischio, un po' d'anima.
    Non giurerei che quello sconosciuto non sia stato solo un'allucinazione, ma ho la certezza che questo sia il decimo giorno trascorso da quell'incontro, e che per questo sia giusto che io mi trovi proprio qui, oltre i confini della Georgia, praticamente ai piedi delle maestose Stone Mountain.
    Spengo il motore del pick-up che ho sistemato per arrivare fin qui, e dallo specchietto retrovisore lancio un'occhiata al macabro carico di passeggeri che gorgoglia nel vano posteriore, là dove questo veicolo avrà trasportato altre volte paglia, barili, o attrezzi da lavoro.
    Buffo, come i corpi di Terry e Mike sembrino trovarsi a proprio agio in quel rettangolo di lamiere. Resteranno lì, non so esattamente se per un'ora o per giorni, e non riesco a trovare neanche una piccola parte di me che si preoccupi di questo dettaglio.
    Il fatto che io li porti con me non è che l'ultima concessione misericordiosa a ciò che un tempo sono stati, ma entrambi sono sostituibili, annientabili, e trascurabili talora smettessero di essermi utili.
    Scendo dall'auto e trascino sul cofano qualche robusto ramo spezzato dal margine della strada, improvvisando un camuffamento poco meticoloso e impigrito.
    Non ho mai trovato fondamentale un mezzo a quattro ruote come compagno di viaggio, se lo perdessi comunque non ne soffrirei. È più che altro un modo per tenermi occupata ancora un po', perché adesso che sono arrivata al capolinea c'è il primissimo e spiacevole incontro da fare: quello con l'attesa.
    In questi giorno ho cercao di tenere il più possibile lontano da me i pensieri, ma non posso escludere troppo l'eventualità che arrivare fin qui sia stata una pessima idea. Ho preso la decisione stamattina, appena sveglia, senza star troppo a rimuginare. Ho riposto le ultime provviste e lasciato la casa che occupavo, quindi sono partita.
    Pensare troppo avrebbe significato rinunciare.
    Perché? Perché ci sono troppe probabilità negative ad influire sul piatto della bilancia.
    Bruce potrebbe avermi semplicemente ingannata, potrebbe aver dimenticato l'incontro o, prospettiva tristemente più probabile, potrebbe non essere più in grado di muoversi e raggiungere il luogo designato. È così facile, oggi, vedersi il futuro prossimo troncato davanti ai piedi.
    Ho detto a me stessa che, nel caso in cui entro due ore dal mio arrivo non dovessi vederlo, allora mi arrampicherò da sola sulla cima di questa dannatissima montagna, mi siederò sulla roccia più alta, guarderò dritto di fronte a me con tutta la dignità che ancora mi resta: e mi sentirò viva, ancora una volta, dovesse pure essere l'ultima.
    Deglutisco, sfilando la katana dalla schiena per piantarla sul terreno di fronte a me, prima di accovacciarmi ai margini del sentiero, esattamente accanto al tronco più robusto che trovo, pronta a reagire agli intrusi e munita di una visuale abbastanza appagante sulla strada che conduce in questo punto.


    Privata.
     
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  2. ;Bruce.
     
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    Non credeva possibile che in dieci giorni potesse succedere di tutto. Era come se il mondo lo avesse messo a dura prova, come se doveva superare degli ostacoli prima di raggiungere la beatitudine. Possibile che fosse davvero per questo che quei giorni erano stati così impegnativi? Aveva davvero rischiato, si era trovato a gestire un pazzo, a rischiare la fame, a essere ferito dai vaganti, non poteva di certo dire di essersi annoiato.
    Per quanto queste esperienze lo avessero reso ancor più attaccato alla vita Norton avrebbe preferito non doverle affrontare una dopo l'altra in un arco di tempo così breve.
    Mentre guidava l'Harley, trovata fortunatamente nel garage di una villa, Bruce fissava il suo avambraccio sinistro ancora fasciato. Due giorni prima quel folle di Shane per poco non gli strappava via la pelle a unghiate per quanto aveva stretto il suo braccio.
    Impossibile non pensare più a quell'uomo dopo la nottata che avevano passato e ancora, nonostante fossero passati un paio di giorni, un leggero senso di colpo gli attanagliava il cuore al pensiero di averlo abbandonato in quel modo. Eppure si ripeteva di aver fatto il possibile, il necessario per riportarlo alla vita e dargli modo di sopravvivere quanto bastava. Lui non doveva salvare tutti, non poteva sacrificare troppo se stesso, non poteva permetterselo.
    Per cui era meglio focalizzarsi su ben altro, sulla sensazione piacevole che provava sul viso allo sfrecciare della moto, al fatto che era ancora vivo e che era sopravvissuto per l'incontro con Michonne.
    Ma lei ci sarebbe stata? C'erano tante incognite e la certezza di rivederla era pressoché minima.
    C'erano tanti fattori che avrebbero potuto determinare il tutto. Poteva non essere sopravvissuta, poteva aver cambiato idea, poteva essere stata presa da qualcuno. Poteva non fregargliene più nulla.
    Già, ma al contempo, seppur deboli, coesistevano anche altre opzioni.
    Era sopravvissuta, sarebbe venuta e le sarebbe importato.
    Indipendentemente da come sarebbe andata Bruce voleva godersi quel viaggio verso le Stone Mountain pensando di trovarla li, come se il mondo fosse normale e loro si erano dati appuntamento come due persone normali. Era addirittura riuscito a farsi un po' la barba e sembrare meno selvaggio per l'occasione, un miracolo!
    Almeno per quel viaggio, pur rischiando la delusione dopo, aveva bisogno di goderselo.
    Fu un viaggio tranquillo, dove solo due volte a Bruce toccò cambiare strada, una volta per evitare un gruppo troppo massiccio di vaganti e l'altra per non incrociare due uomini in una macchina.
    Preferiva evitare qualsiasi tipo di contatto al di fuori della possibile Michonne.
    Non seppe se fosse in ritardo o meno, ma man mano che si avvicinava alle montagne e all'inizio del percorso percorribile a piedi, si fece sempre più chiaro un pick-up parcheggiato a pochi metri dal sentiero.
    Parcheggiò quindi la moto dietro quel pick-up, scese lentamente e portò la mano alla piccozza appesa ai pantaloni pronto per qualsiasi evenienza.
    Bastarono pochi passi e poi il suo mondo si fece improvvisamente meno in bianco e nero.
    Un leggero sorriso comparve sul volto di Bruce mentre toglieva la mano dalla piccozza per porgerla davanti a Michonne invaso da un calore al petto che non credeva di poter riprovare.
    "Ho voluto godermi il viaggio focalizzandomi sul fatto che ti avrei trovata qui in ogni caso. Bel rischio è?" Pronta per questa nuova avventura?
    Le porse la mano per aiutarla a tirarsi su in piedi, anche se era ben conscio del fatto che era in grado di farlo da sola, sorridendo nel vedere poi la katana impiantata nel terreno in quel modo.
    "Sono contento che tu sia viva."
     
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1 replies since 5/4/2016, 13:22   64 views
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