One

Memphis

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. The Texan
     
    .

    User deleted


    È strana come cosa, aveva piovuto quella notte eppure io non dormii affatto, ormai erano passate, quante? 8 ore dall'ultimo camminatore? Probabilmente sì. Rimasi tutto il tempo ad osservare fuori dalla finestra da una delle fessure della sprangata, seduto su una sedia, lì adiacente sistemata da me. Non ero di vedetta, non serviva, ero solo pensieroso. Ormai è passato diverso tempo da quando viaggio con Moira, non un'eternità direte, ma due mesi in un'apocalisse corrispondono a 5 anni nella vita reale. Ne approfittai anche per ripulire l'arma, smontarla, rimontarla, spolverarla e ricaricarla, gli avrei anche offerto una cena, se non fosse che il cibo a momenti è a stento per me è la rossa. Non chiedetemi cosa mi frullava per la testa, ma non era di sicuro cosa avevo mangiato ieri a pranzo. Anzi. Era di tutto, un vario di pensieri, torture e perché no, ricordi. Da la dipartita di Matt alla mia vecchia famiglia al radiatore della macchina che ci ha lasciati a piedi, un pericolo fisso muoversi a piedi, soprattutto per noi che non abbiamo un posto fisso, anzi è un miracolo aver trovato questa casa nella periferia di Memphis. Pulita e con poche entrate, come piace a me. Nulla di grande e complesso, a noi Texani basta un riparo e un buco da dove sparare poi tutto era sistemato. Credo che quando mi accorsi che l'alba stesse sorgendo, stavo eseguendo una manutenzione di routine al machete, volevo far provviste quindi mi preparai per bene l'armamentario da campo, da soli è un problema e far rischiare la vita a chi ti sta vicino lo è ancora di più.
    Lucky Old Man
    Ripetei la frase di un film che vidi in passato, una frase che, stranamente mi dava forza e in cui mi rispecchiavo, "Forza vecchio!". Lasciai un biglietto alla rossa con su scritto che sarei andato a far provviste, uscii dalla porta e mi incamminai verso il centro. Armato di un cappello, di un machete, una revolver P.64 e una fiaschetta di Rhum, la mia fiaschetta di Rhum. Invecchiata probabilmente di 15/16 anni, una prelibatezza per questi tempi.
    Ed ora eccomi, è un'ora che ho lasciato la casa in cui sono accampato e a parte aver mozzato due teste, ancora niente, nemmeno un bar o un minimarket che mi dia l'idea di:"Oh, guarda che qui c'è cibo. Non so te, ma io m'ha affretterei", eppure Memphis non era poi così popolata, in confronto alle varie città. I miei occhi, azzurri come il cielo Texano il mattino, sfrecciavano fra quel panorama abbandonato a se, che, altro non è se non un'ambientazione a questa giornata, ovunque mi giri, carcasse popolano la zona e qualche camminatore intento a cibarsi di un suo simile o a graffiar qualche vetro qua e là, attirato forse da un topo o qualche rumore sospetto. Strinsi il machete nella mano destra e svoltai l'angolo notando subito qualcosa. Qualcuno era riuscito a sprangare un bar, l'insegna era anche funzionante, non pensavo al peggio, come una 10ina di infetti o un riparo per qualche bandito, magari dentro non ci sarà nemmeno chissà che lì dentro, ma, di sicuro, meglio che tornare a mani vuote, ora che ci penso anche un'arma qualsiasi potrebbe farmi comodo. Non mi resta nient'altro se non provare e tentar questa piccola roulette alla Texana.

    Edited by The Texan - 18/2/2016, 13:41
     
    Top
    .
  2. The Bastard Executioner.
     
    .

    User deleted


    tumblr_mfekuqtCbA1r00543o6_r1_250
    Ogni tanto c'era semplicemente bisogno d'aria pulita.
    Non si trattava di libertà o di sfrenatezza nei sensi più arcaici dei termini, era più che altro la necessità di interrompere un'apnea costante e logorante che giorno dopo giorno contribuiva a consumare l'anima.
    Era successo anche – e forse di più – durante la reclusione vera e propria, quando il carcere era ancora pienamente funzionante e pullulante di rigida burocrazia, quando l'ora d'aria era una e confinata ad un cortile degradato, quando la certezza della pena di morte soffocava il sonno ogni notte; eppure, adesso che le celle non avevano più chiavi e che la reclusione era più che altro una tutela, quel bisogno d'aria si faceva sempre più impellente.
    Paradossale, vero?
    Quando si ha la possibilità di fuggire non si desidera altro, quando invece si è consapevoli dell'impossibilità di farlo, in un certo senso, ci si rassegna.
    Fu proprio quel bisogno di tregua a spingermi fuori dai confini di Knoxville quel giorno.
    La scusa? Razzie, rifornimenti, scorte. Nessuno mi chiedeva mai troppe spiegazioni, tutt'al più azzardavano la proposta di qualche collaborazione, che io ogni tanto concedevo.
    Non quel giorno, tuttavia, non con quella nervosa tachicardia nel torace che iperventilava tutta la circolazione sanguigna.
    Impugnai il machete e mi sistemai in spalla la cintura della mitragliatrice, pur consapevole che non l'avrei usata se non mi fossi trovato a stretto pericolo di morte. Sistemai gli ultimi intoppi e assegnai qualche compito per tenere occupati i detenuti, quindi attraversai il dedalo di recinti e trappole che conduceva all'esterno, nell'inferno del mondo, là dove la vita è l'ultima certezza concessa da Dio.
    Mi accorsi di essermi spinto parecchio oltre quando i cartelli cambiarono radicalmente le indicazioni riportate. Memphis, il nome si stagliava a chiare lettere sulla targa metallica sporca di sangue e forata da qualche proiettile.
    Al diavolo, nessuno mi aspettava per cena e se quell'allontanamento fosse servito a schiarire la mente e raccogliere qualche provvista in più, allora tanto valeva procedere.
    Mi infilai in un bar e lo ripulii da quei tre o quattro avventori che dovevano essere morti di overdose alcolica. Staccai il cranio a tutti quanti, lasciando ogni testa a boccheggiare sul pavimento prima di trafiggerle poi una alla volta, con calma, quasi fosse un passatempo.
    Aggirato il bancone sfilai dallo scaffale una bottiglia di Scotch, uno dei più pregiati, e dopo averlo stappato me lo avvicinai al naso per constatarne la qualità. Non ero un esperto, ma un buon whisky lo avrei sempre riconosciuto senza troppe difficoltà. Ne buttai giù un sorso, quindi lo infilai nella sacca stando ben attento a non farlo scontrare troppo violentemente con le munizioni, poi passai oltre: qualche panino sottovuoto, confezioni di snack in abbondanza, chewingum, bevante energetiche, patatine... riempii la borsa a grandi manciate, ma poco prima che potessi pensare di concludere lì la spesa, il rintocco sordo e ovattato di passi provenienti dall'esterno mi inchiodò sulle assi del pavimento.
    Tesi le orecchie, in allerta, appiattendomi lentamente contro la parete senza far scricchiolare troppo il legno su cui mi stavo muovendo. La stazza non mi aiutava, e l'agilità non era mai stata mia complice, ma forse sarei comunque riuscito a camuffarmi nella semi-oscurità del locale fino a che l'intrusione non fosse stata identificata.
    Assicurai il machete alla cintura, e con movimenti misurati e lenti imbracciai il mitra facendo scattare il laser del mirino direttamente contro il legno della porta sbarrata. Forse gli azzannatori non sarebbero riusciti a superare quell'ostacolo, ma un essere umano anche solo vagamente astuto avrebbe trovato piuttosto facilmente il modo di rimuovere la spranga che bloccava l'entrata.
    Era solo questione di attimi.
    Chiunque fosse entrato da quella porta avrebbe intercettato facilmente il filo di luce rossa che dalla propria fronte si ricongiungeva all'arma che impugnavo. A quel punto le scelte erano due, un bivio perfetto di vita e morte che non contemplava sfumature intermedie. Resa o guerra. Sopravvivenza o condanna. Il destino era in mano all'ospite.
     
    Top
    .
  3. The Texan
     
    .

    User deleted


    tumblr_nnpubo3OAd1tty1rio6_500


    Più mi avvicinavo a quel dannato bar, più ripensavo a Moira e alla macchina, strano come essa ci abbia lasciato proprio nelle vicinanze di una città come Memphis. Che sia un atto misericordioso del signore? Insomma, un segno che lui non abbia ancora lasciato e abbandonato questo mondo, anzi, per i pochi che ancora credono in lui e nella razza umana, conceda piccoli favori. Che sia invece, una mera botta di culo? Un sorriso da parte della Dea bendata, mentre lei si adagiava lì in quel mondo irraggiungibile, forse, salvo anch'esso da questo inferno in terra, lo stesso che lentamente consuma la psiche degli uomini deboli, portandoli all'odio e all'astio, sentimenti logoranti e al tempo stesso più comuni di qualsiasi altra sfumatura dell'umana concezione. La mia mente si perdeva in questi pensieri, coadiuvando questo discorso al continuo scrutarsi intorno, seppur di vaganti ce ne erano pochi in quella zona, anzi, a maggior ragione, la loro poca concentrazione in quella periferia era sinonimo di recente attività umana, oppure che uno sciame era già passato da questa cittadina, raccogliendo a se qualche nuova testa per quello tsunami di carne in putrefazione, al quale personalmente non ho ancora avuto la "fortuna" di assistere.
    Ci siamo.
    Pensai velocemente sospirando, mentre col machete, facevo leva su quelle tavole che erano state usate, per assicurare al locale o a chi vi è dentro, la totale protezione dagli infetti, o almeno da una ristretta nicchia di infetti. Li staccai uno ad uno, buttandoli al contempo alla mia destra, alternando l'azione con qualche occhiata per individuare se eventuali Hippie con la carne in putrefazione, fossero stati attirati magari, dalla mia figura. Mi fermai sull'ultima tavola, pensando un attimo a quello che stavo facendo, donando più attenzione al fatto che stessi sotto valutando l'ipotesi di vita all'interno del locale.
    Stupido. Stupido. Stupido.
    Cominciai ad auto denigrarmi su quel fatto, era stata una mossa azzardata la mia, mi ero concentrato fin troppo in pensieri futili e avevo sottovalutato il fattore:"Non sono solo in questa apocalisse". Per quanto, ancora, l'umanità sembra conservare in sé qualche piccola sfumatura di innocenza, capivo lentamente che quello che stava ad aspettarmi era davvero un'incognita.Magari, mi stavo solo facendo delle preoccupazioni per niente.Magari, avevo ragione e lì dentro sarà pieno di stronzi pronti a ficcarmi una pallottola in testa.Magari, la barricata era stata fatta per bloccare degli infetti all'interno e io inconsapevolmente, mi stavo buttando alla cieca. Una cosa era certa. La mia parte Texana, scalpitava come un puledro alla sua prima cavalcata. Portai la mano ad accarezzare il mio cappello, lo rimossi, mi grattai la fronte e subito senza perdere tempo me lo rimisi. Avevo un solo odo per agire e assicurarmi che, questa volta la dea bendata, mi guardasse di nuovo, e che nella sua roulette delle possibilità, mi uscisse la salvezza.Mi guardai intorno di nuovo, notando come i vaganti erano troppo impegnati e distanti per essere considerati dalla mia mente un pericolo. Mi apprestai, dunque, ad agire secondo lo schema che la mia mente aveva congegnato. Imbracciai l'asse che mi sembrava più solida e con l'aiuto del machete, ne piegai silenziosamente eventuali chiodi, la tetanica era ancora un pericolo, non solo i morti ti potevano uccidere ormai.
    Cletis, aggira il locale, vedi se c'è un'entrata dal retro. Mi raccomando, non fatti individuare
    Ordinai, con tono di voce solenne ma allo stesso tempo basso, avvalorando quella recita. Con passi più leggeri, mi allontanai leggermente dalla porta, simulando anche per orecchie INesperte come se fossi realmente il Cletis, fittizio, del mio ordine. Mi guardai un'ultima volta intorno, ero sicuro che quello che stavo per fare avrebbe attirato a me e a quel bar la maggior parte dei vaganti della zona, ma forse, ne valeva la pena. Presi la rincorsa, e caricai leggermente l'asse che tenevo in braccio e con la sola ignoranza che può avere un messicano davanti ad un po' di metanfetamina, tentai di sfondare la povera porta, non rinforzata a quanto pare, senza però eccedere e quindi entrare, no. Il mio obbiettivo era il solo aprire la porta.Cosa che stranamente riuscì al primo colpo. Lasciai il solo tempo di realizzare il successo alla mia mente, mentre d'istinto mi mettevo al riparo all'esterno della porta, al riparo dalle minacce interne a questo piccolo bar, s'intende. Lo stesso istinto che mi fece inguainare il machete e impugnare la Revolver con la mano destra. Insomma, una porta sfondata, una revolver in mano e l'attenzione di qualche vagante in giro per la zona. Poteva andarmi meglio.



    Spero di non aver infranto qualche regola :3

    Inviato dal mio Samsung Galaxy tramite ForumFree App



    Edited by The Texan - 23/2/2016, 06:47
     
    Top
    .
  4. The Bastard Executioner.
     
    .

    User deleted


    tumblr_mfekuqtCbA1r00543o6_r1_250
    Avvertivo i muscoli contrarsi e tendersi fino al possibile, tanto da poterli sentire scricchiolare ogni volta che il respiro mi divaricava la gabbia toracica premendo sull'addome.
    Modulavo ogni inalazione d'aria per non farla rimbalzare contro l'ossigeno circostante, consapevole che ogni più piccolo sibilo avrebbe potuto tradire anticipatamente la mia posizione.
    Qualcuno stava forzando la porta, adesso quei gesti arrivavano chiari e nitidi alle mie orecchie tradotti in rumori. Non potevano più esserci equivoci sulla natura della cosa oltre la porta: un azzannatore non si sarebbe certo messo a schiodare la fetta di legno per appropriarsi di un locale. Lui, al massimo, avrebbe continuato a prendere a testate la porta chiusa fino a morire per le cervella spappolate.
    Deglutii con assoluta calma, socchiudendo un occhio per precisare la mira sull'ingresso. Il mitra non tremava, e il pallino rosso del laser sembrava quasi essere stato dipinto sulla superficie scrostata, tanto erano ferme le mie mani.
    La prima destabilizzazione, tuttavia, arrivò presto ad abbattermisi addosso come una ghigliottina.
    La voce dall'esterno tuonò poche essenziali parole che, chiaramente, non potevano essere rivolte a me. Un rivolo gelido di adrenalina a quel punto mi colò dalla nuca fin giù tra le scapole, avvertendo il cervello di un allarme più impegnativo di quello previsto.
    Contro un uomo non avevo dubbi di riuscita, contro due vacillavo, tre mi mettevano in difficoltà, ma se là fuori c'era un gruppo intero sparpagliato in strada, allora io ero semplicemente fottuto.
    Senza allentare la presa sull'arma, schioccai un'occhiata alla porta sottile che separava il locale dall'esterno, proprio su quel retro che l'estraneo di fuori aveva appena ordinato di controllare. Cercai rapidamente una soluzione, ma non ce n'era una: se puntavo la guardia sull'ingresso principale, l'uomo dal retro avrebbe avuto facile accesso alle mie spalle, ma se facevo l'inverso l'uomo alla porta non avrebbe incontrato difficoltà nel piantarmi una lama o una pallottola nella spina dorsale.
    Un ringhio di frustrazione mi vibrò tra i denti stretti proprio un attimo prima che la porta potesse spalancarsi.
    Fu l'istinto a reagire, perché la razionalità non aveva trovato un piano abbastanza sicuro.
    Scattai in piedi da dietro il bancone e caricai il colpo, scaricando una manciata di proiettili proprio oltre l'uscio della porta adesso aperta. Al diavolo le strategie, se proprio dovevo morire avrei prima incastrato un po' di piombo nella carne degli intrusi.
    I colpi non trovarono un corpo in cui affondare, tuttavia. Evidentemente il bersaglio che aveva appena trovato accesso al locale aveva pensato bene di tutelarsi da un'accoglienza tanto prevedibile. Assurdo come l'apocalisse rendesse ogni inetto essere umano spaventosamente più astuto.
    - Lascia le armi. E di' al tuo uomo di stare alla larga dall'entrata sul retro se non vuole ritrovarsi sui piedi una granata. -
    La voce rotolò dalle corde vocali arrochita e grave, intrisa di un'autorità che in quel momento si reggeva in piedi solo grazie alla certezza di non avere alternative.
    Non mi spaventava la morte, seppure stessi sempre ben attento a tenerla lontana dalla mia pelle, ma la dignità non ero ancora disposto a perderlo, neanche adesso che la morte sbeffeggiava la vita ribaltando le basi della biologia come fosse un malridotto cubo di Rubik.
    - Conterò fino a tre, mi aspetto collaborazione. Uno... due... -
    I colpi dovevano aver certamente attirato l'attenzione di qualche ospite poco gradito, quel bar poteva improvvisamente diventare il rifugio più appetibile per evitare lo sbranamento.
    Il fatto è che non ero abituato alla disobbedienza.
    Nella vita precedente alla fine del mondo ero abituato a prendermi ciò che volevo, sempre e senza alcuna eccezione. Dall'inizio di quella successiva all'epidemia, invece, avevo direttamente guadagnato lo scranno del leader a Knoxville, confinando ogni ordine non rispettato alla condanna a morte.
    Non conoscevo più mezze misure, e avevo dimenticato cosa fosse la misericordia: per sopravvivere davanti ai miei occhi c'era bisogno di rispetto. Quell'uomo oltre l'uscio, per esempio, aveva proprio bisogno di guadagnarsene una bella dose.
     
    Top
    .
  5. The Texan
     
    .

    User deleted


    I suoi colpi sibilarono nell'aria, certi sfiorando la porta, altri la parete in cui mi ero nascosto, facendomeli udire per bene. Qualcuno era lì dentro. Poco male, avrei sgranchito le ossa con un po' di allenamento uomo Vs uomo.
    Cletis, ascoltalo! Sta indietro.
    Gridai, attirando a me anche i vaganti che non erano stati attirati prima. L'adrenalina si mischiava al sangue, correva ed imbeveva inebriando ogni mia singola fibra muscolare, questa sensazione mi ricordava le incursioni fatte in concomitanza con la DEA, ma questa è un'altra storia. Udii la voce dell'uomo, ascoltandolo, ci aveva creduto. Cletis esisteva nella sua mente, un bel modo per iniziare quell'incontro. Sguainai il machete con la sinistra, tenendolo pronto in caso uno di quegli stronzi dalle pupille inesistenti, avesse provato ad azzannarmi. Mi accovacciai.
    Non ci penso nemmeno!
    Ringhiai, sporgendomi leggermente, per dare una leggere scrutata all'interno. Mi riportai subito dov'ero, iniziando ad aggirare il locale. La diplomazia non avrebbe funzionato, lo sapevo bene, pregare non avrebbe aiutato comunque e andare alla cieca, sarebbe stato un rischio troppo alto, Moira. E' per lei che devo tornare a casa, ho promesso di proteggerla, di non perdere un altro compagno di viaggio, di non abbandonare un'altra vita alle bizzarrie di questo dannato mondo caduto in mano a chi dovrebbe essere solo un ricordo. Ci mancano solo i presidenti degli stati Uniti D'america che, assaltano la casa bianca e ci potremmo dire in un dannato film Horror. Ma questa è la realtà.
    Questa è la mia ultima offerta, ora noi ti lasciamo andare con il tuo bottino e prendiamo quello che è rimasto e poi ognuno per la propria strada
    Sbottai, girando il primo angolo dell'edificio, mentre con la pistola facevo fuoco a qualche mangia cervella alla mia rincorsa. Forse, andare in giro da solo non è una bella idea, da solo contro molti e di certo, con Moira al mio seguito, mi sentirei in ogni secondo preoccupato per lui. Un gruppo di sopravvissuti è quello che farebbe al caso nostro, gente di cui fidarsi, noi guardiamo le spalle a loro e loro lo fanno con noi. Una comunità, era questo che intendeva Matt? Era questo che lo aveva portato a quel suicidio forzato? La morte di Rose aveva solo aggravato il quadro clinico. Alle volte, vorrei essere stato un killer senza scrupoli, di quelli che hanno seppellito la loro coscienza, per dare completo sfogo ai loro istinti animali, alle volte non vorrei essere stato dalla parte del bene, non vorrei essere cresciuto con sani principi e un orgoglio, ben più pesante di tutti i miei difetti. Però, non mi pento di quello che ho fatto, di quello che ho vissuto, l'apocalisse ti cambia, ti distrugge e ti logora... ma la batosta più grande te la da l'abitudine, le usanze, che, seppur nascondi per sopravvivere, scendendo a compromessi con chiunque, risalgono a galla sbattendoti in faccia i tuoi cambiamenti. La mia vita deve finire così? Devo davvero abbandonare il mondo dei vivi? Solo perché, non mi sento fatto per una realtà simile? No. Non lo farò, non cederò ai dubbi e se la situazione me lo costringe a fare, tornerò da Moira con le mani sporche del sangue innocente di quell'uomo. Mi guardai intorno, mi ripresi da quei pensieri, avevo inconsciamente fatto fuori qualcuno, il mio istinto e il mio addestramento di stampo paramilitare, mi avevano fatto spappolare qualche zombie.
    Cletis, ENTRA.
    Esclamai, afferrando il sasso più vicino, per poi lanciarlo contro una delle finestre del locale, sfondandola. Io ero in quella via, al fianco del bar, tre vaganti giacevano inermi ai miei piedi, mentre altri due avanzavano solenni da dove ero arrivato e la via per il retro era completamente vuota. La finestra distava solo qualche metro da me, quattro o cinque, circa, pochi, e se davvero l'uomo all'interno aveva una granata, non sarebbero bastati. Il lato del locale era quello opposto al bancone, almeno da quanto avevo potuto capire in quella rapida sbirciata. Non avevo ipotizzato un piano, avevo fatto quello che noi in Texas chiamiamo:"Caricare alla cieca, come un bufalo." speravo che, quello all'interno fosse uno solo e che qualcuno da una qualche parte mi stava benedicendo. Tesi allo spasmo i sensi, potevo sentire il mio cuore battere contro la cassa toracica, come se fosse un tamburo in pelle di bufalo, usato dagli indiani per le loro cerimonie. Il caso, era lui il padrone della mia situazione, anche se di certo, non sarei tornato a casa a mani vuote.

    Edited by The Texan - 29/3/2016, 17:17
     
    Top
    .
4 replies since 15/2/2016, 22:11   136 views
  Share  
.