Never Surrender

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  1. ;Bruce.
     
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    Non era stato furbo fuggire in quel modo, ma preso dal panico Bruce aveva iniziato a correre più veloce che poteva nella foresta guardandosi spesso indietro provando a non fermarsi fino a quando non si sarebbe sentito al sicuro. Tralasciando che davvero sicuro non ci si sentiva quasi mai.
    Correva e correva, sperando di trovare una casa, un negozio, qualsiasi tipo di edificio per chiudercisi dentro e pensare al da farsi, ma sembrava proprio essere capitato in una zona deserta, dove si stagliavano solo miglia e miglia di alberi, cespugli e fiumiciattoli.
    Come diavolo era riuscito a imbattersi in una mandria del genere di vaganti non ne aveva idea, ma quando aveva visto quel numero assurdo venirgli incontro alzando quelle braccia tumefatte, Bruce si era lasciato prendere dal terrore, scappando come fulmine di fronte a quell'inferno.
    Probabilmente li aveva anche seminati da un po', ma forse la sua mente aveva perso un po' di razionalità, facendolo solamente correre, aumentando pure il passo quando sentiva rumori strani provenire da qualsiasi direzione.
    Era incosciente correre in quel modo, non erano così veloci i vaganti, ora poteva rallentare e riposarsi e soprattutto cercare di orientarsi per trovare una zona sicura, ma al momento non ci riusciva, fu il suo corpo, colto da stanchezza e spossatezza che lo costrinse a fermarsi.
    La stanchezza non gli aveva permesso di saltare adeguatamente una radice di un albero fuoriuscita dal terreno e cadde rovinosamente a terra graffiandosi tutto il fianco con sassi e terra sfregandolo sul terreno.
    Imprecò, rimanendo stesso a terra per qualche secondo stringendo i denti e cercando di darsi una calmata. Fece respiri profondi, lenti e profondi, per diminuire la tachicardia e quindi finalmente ritrovare un certo equilibrio.
    Si alzò la camicia in jeans che aveva da poco trovato in una casa per guardarsi il fianco e, seppur non sembrasse particolarmente grave, perdeva un po' di sangue e i graffi non erano così superficiali.
    Si tirò su a sedere, prese un pezzo di benda dallo zaino e ce lo mise sopra trovando le forze per rialzarsi in piedi e trovare assolutamente un luogo per curarsi decentemente, anche se non aveva chissà che cosa con sé.
    Avanzò lentamente adesso, arrancando un po' tenendo premuta la benda sul fianco ferito. Non seppe esattamente per quanti altri minuti camminò ma si trovò, finalmente, di fronte a qualcosa costruito dall'uomo.
    Sembrava essere una recinzione, una di quelle piuttosto invalicabili.
    Ben presto la stanchezza sopraggiunse nuovamente e Bruce si trovò a cedere, aggrappandosi con una mano alla recinzione scivolando lentamente verso il basso...
    Questa ferita non lo avrebbe ucciso, ma in quel momento qualsiasi cosa poteva attaccarlo da un momento all'altro, vagante o uomo, potevano sopraffarlo e farla franca, forse... Non poteva permetterselo, per quanto la vita adesso facesse schifo, non voleva morire, non ci teneva e si sarebbe difeso il possibile.
    Motivo per cui portò l'altra mano alla piccozza, sperando con tutto il cuore di non doverla usare.
     
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  2. Melanie}
     
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    Lasciai avvicinare la fiamma tremolante del fiammifero alla sommità della sigaretta mentre la luce si tingeva di bronzo sul giardino del penitenziario. L'ora del crepuscolo mi scoprì sola, immersa in una passeggiata priva di meta che mi aveva condotta a ridosso della recensione più esterna in cerca di un silenzio in grado di dar modo alla mente di svuotarsi dalle preoccupazioni.
    Con una mano affondata nella tasca del giubotto e l'altra a reggere il filtro della sigaretta stretta tra le labbra, continuai ad avanzare senza mai rivolgere lo sguardo all'imponente struttura che troneggiava dietro le mie spalle. Nonostante la momentanea quiete, non avevo dimenticato di portare con me l'ingombrante fucile che, assicurato ad una cinchia in pelle, continuava a battere ritmicamente tra le scapole ad ogni passo. Sarebbe bastato un solo movimento della mano per lasciar scivolare in avanti l'arma e far fuoco contro l'ennesimo pericolo: un vagante, oppure l'ennesimo forestiero abbastanza stupido da vedere nella prigione un rifugio sicuro.
    Non avrei mai capito cosa spingesse i nomadi a cadere nell'abbraccio del cemento gelido e soffocante, ignorando la logica deduzione che avrebbe dovuto rendere chiaro che gli abitanti di un luogo simile non avrebbero di certo accolto a braccia aperte uno straniero. Eravamo un gruppo di assassini e di criminali, un popolo reso tale dal solo fatto di condividere la stessa aria... e molti, sarebbero di certo stati in grado di uccidere il proprio vicino senza perdere un solo secondo di sonno. Se l'umanità non ci sfiorava quando si parlava di persone i cui visi incontravano il nostro sguardo ogni giorno, come avrebbe potuto farlo davanti ad un signor nessuno?
    Eppure, persino quel giorno, qualcuno sembrava aver deciso di sfidare la sorte.
    Quando i miei occhi scivolarono sulla figura che se ne stava a ridosso della rete metallica, non potei fare a meno di provare pietà per quell'ennesima mente tratta in inganno. Erano come falene davanti ad una fiamma bruciante.
    Prima di palesare la mia presenza, imbracciai il pesante fucile e puntai dritto alla testa mora dello sconosciuto.
    Doveva avere circa trenta anni, a giudicare dal poco che l'angolazione da cui potevo scrutarlo permetteva di cogliere del suo volto. Decisamente più facile da notare era il sangue che scivolava tra le dita serrate intorno al fianco destro... probabilmente, l'ennesimo morso che avrebbe finito con il creare un altro vagante.
    Hai ragione, morire per colpa di un proiettile è sicuramente meglio che morire per mano dei vaganti. Meno dolore, meno sofferenza e niente ansia per quello che farai una volta trasformato.
    Era quella, la fragile regola che la prigione adottava nei confronti dei forestieri, una regola che solo nell'ultimo mese era stata ignorata da Jericho e da Noah, entrambi rientrati nelle proprie celle con una donna come ostaggio. Un proiettile dritto alla testa.
    In un mondo diverso da quello avrei avuto la possibilità, allo stesso modo dei due uomini che mi avevano preceduta, di trascinare quell'uomo all'interno del penitenziario e di rivendicare il mio diritto ad avere un trofeo da poter usare come meglio credevo. Ma il mondo era quello che era, nel bene e soprattutto nel male.
    Quando tolsi la sicura, il rumore del metallo si sostituì a quello della mia voce.
    Le tue ultime parole?
     
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  3. ;Bruce.
     
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    Hai ragione, morire per colpa di un proiettile è sicuramente meglio che morire per mano dei vaganti. Meno dolore, meno sofferenza e niente ansia per quello che farai una volta trasformato.
    Bruce sgranò gli occhi nel sentire quelle parole, colto di sorpresa dalla voce femminile annunciatrice di morte. Sicuro le sue parole erano d'ispirazione, molto meglio morire velocemente per mano di un proiettile che diventare qualsiasi essere si diventi dopo essere stati morsi, sicuramente quella donna aveva mostrato, seppur in modo poco gradevole, una certa umanità.
    Bruce non poteva nemmeno immaginare se ci fosse una sorta di coscienza in quei vaganti, se ci fosse almeno un qualche tipo di ricordo, di rimembranza di ciò che erano prima, ma non era di certo volenteroso a saperlo, il suo istinto di sopravvivenza, nonostante non avesse realmente qualcuno o qualcosa per cui vivere, rimaneva forte e anche in una situazione del genere doveva fare il possibile per continuare questa vita. Se tale si poteva chiamare. Anche se, in realtà, lui aveva passato parecchio tempo immerso nella natura ad affrontare certe difficoltà, immerso nel verde e nell'espanso silenzio del mondo naturale ancora salvo dalla mano artificiale dell'uomo, quindi una vita del genere nemmeno gli era così estranea come si poteva pensare... era la paura la compagna ormai fin troppo amica che si portava appresso e che non vedeva l'ora di eliminare.
    Nel sentire quella voce dunque Norton girò il volto sudato verso la fonte di quel suono trovandosi di fronte a una donna dall'aria per niente amichevole. Certo per come aveva deciso di palesarsi era ovvio che non fosse amichevole.
    Fece una smorfia Bruce, aggrappandosi con forza alla recinzione mentre non perdeva di vista la canna del fucile puntata esattamente sulla sua testa.
    Fece un respiro profondo e si tirò su in piedi per poi tirarsi su la camicia e spostare l'improvvisata benda per mostrare il tipo di ferita che riportava sulla pancia piatta.
    "Mi uccideresti unicamente per qualsiasi senso del dovere tu senta, perché non mi ha ferito un vagante."
    Gliela fece vedere per bene, così da darle la possibilità di capire che non erano di certo un morso quei graffi sulla pelle. Solo che non poteva sapere con chi avesse a che fare, poteva comunque ucciderlo giusto per il gusto di farlo, non se ne sarebbe sorpreso in caso.
    La guardò negli occhi, cercando di rimanere il più serio possibile mentre ricopriva la ferita con la benda.
    "Mi siederò, mi disinfetterò la ferita e me ne andrò, come se non ci fossi mai stato qui. Non ti conviene comunque sparare un colpo, stavo scappando da un branco di vaganti e ulteriore rumore non gioverebbe."
    Bruce aveva solo il potere della logica dalla sua, doveva far capire a quella donna dai rossi capelli quanto poco conveniente fosse ucciderlo con un colpo di fucile senza alcuna presa di coscienza. Indietreggiò leggermente intanto dalla recinzione, così da non essere a portata di mano o pugnale.
    Stava a lei comunque credere o meno all'avanzata di un certo numero di vaganti, ma anche se fosse stata una bugia, dato che quelli da cui scappava lui sicuro erano abbastanza lontani, non era detto che non ce ne fossero degli altri altrove.
     
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  4. Melanie}
     
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    Ero cresciuta in una prigione, passando dall'essere una ragazzina all'essere una donna lì dove nessuno dovrebbe mai crescere. Per questo, forse, mi credevo più intelligente della maggior parte dei sopravvissuti che spuntavano dal fitto della boscaglia per cercare nella prigione un riparo.
    Il solo fatto di essere ancora viva mi rendeva, ai miei stessi occhi, migliore di quasi tutta la popolazione mondiale... perché sì, forse le alte mura della costruzione in cemento rendevano le sorprese da parte dei vaganti rare, ma tenevano giornalmente al mio fianco criminali della peggior specie. Gli esseri pensanti rimanevano un pericolo più impellente dei mostri senza cervello, soprattutto in assenza di un'autorità pronta a punirli.
    Ero così intelligente da dubitare di ogni parola mi venisse rivolta e quelle frasi da condannato non subirono su di me alcun effetto. Erano solo le frasi di un uomo disposto a sparare ogni tipo di stronzata pur di sopravvivere per ancora un altro giorno. Con ancora il fucile puntato contro la sua testa, scoppiai in una breve risata priva di qualsiasi allegria.
    Che differenza credi ci sia? Così ferito, non andrai lontano in qualsiasi caso.
    Persino mentre quella breve conversazione si consumava, andando di pari passo con il morire del sole, il sangue continuava a scivolare sul fianco che mi mostrava ed il suo volto dai tratti sconosciuti, diventava secondo dopo secondo sempre più pallido. Correre sarebbe risultato per lui impossibile e probabilmente il minimo sforzo fisico lo avrebbe portato a svenire miseramente proprio davanti ai miei occhi: tutti dettagli che rendevano l'idea di sparargli dritto tra gli occhi non un semplice rispettare le regole della mia comunità, ma quasi un atto caritatevole.
    Continuai a tenere il fucile alto tra le braccia, alzando lentamente la mira mentre il mio corpo si chinava per permettere alle ginocchia di toccare l'erba umida. Ai suoi occhi sarebbe di certo sembrato un gesto strano.
    Forza, abbassati prima che una delle guardie ti veda.
    Noah, Martinez... chiunque, non avrebbe esitato un solo secondo a prendere la mira e sparare. Gli schizzi di sangue mi avrebbero imbrattato il volto insieme alla materia celebrale e non avrei più avuto alcun appetito per intere settimane.
    Il mio non era un suggerimento, né tanto meno una resa. Avrei comunque finito con lo sparare contro quella testa ormai destinata a riempirsi di vermi, ma il desiderio di parlare con qualcuno mi portò a rimandare di qualche minuto il momento dell'esecuzione. Era una scelta egoista, capace forse di far nascere qualche speranza fittizzia che avrebbe presto incontrato il muro della realtà ad attenderla, ma che differenza poteva fare? Era la fine del mondo, quella, e nessuno avrebbe prestato attenzione ad un simile dettaglio.
    Hai qualche arma con te? Provviste?
    Lasciai vagare gli occhi su di lui, alla ricerca di una sacca o di qualche arma da potermi far consegnare.
    Mi chiamo Melanie, comunque.
    Non sarebbe sopravvissuto a quella discussione. Niente di quello che dicevo era veramente importante... eppure, il solo fatto di parlare, sembrava risollevare il mio morale barcollante come un uomo ubriaco.
    Melanie Hamilton.
     
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  5. ;Bruce.
     
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    Il suono della sua risata di scherno urtò Bruce facendogli chiudere una mano in un pugno mentre una leggera smorfia compariva sul suo viso stanco. L'ottimismo era scomparso ormai da tempo nell'animo di ogni essere umano, per cui di certo non si aspettava che le sue parole fossero oro colato e quindi di convincerla seduta stante che non c'era bisogno di ucciderlo, ma fu davvero snervante sentire quella risata più delle parole che gli riservò.
    "Sei un'infermiera?"
    Bruce inclinò leggermente il collo di lato, mentre teneva la benda su quei graffi chiedendosi se fosse stato saggio rispondere in quel modo. Non era una ferita così grave, bastava disinfettarla e fasciarla adeguatamente e non sarebbe di certo morto. Doveva sopravvivere a lei, non alla ferita, ma di sicuro necessitava di cure immediate prima che si infettasse.
    Quando la vide piegarsi sulle ginocchia Bruce fece un altro passo indietro cercando di capire che diavolo stesse facendo per poi acconsentire al suo "ordine" approfittandone per curarsi la ferita più che per non farsi vedere dalle guardie. Cercò dunque di ignorare quel fucile che lo puntava, quell'arma che ormai era diventata il suo boia e giudice, col rischio che vederlo curarsi potesse essere un ottimo motivo per sparargli. Doveva rischiare, non c'era altro modo.
    Abbassò lo sguardo, fece un respiro profondo, e dopo essersi seduto, si tolse la giacca per poi sfilare un braccio dalla maglietta per tenerla su e levare la benda.
    Prese dallo zaino il disinfettante e fece cadere qualche goccia su quei graffi mordendosi il labbro inferiore. Lo richiuse e lo rimise dentro cercando velocemente di fasciarsi prima che la rossa decidesse di sparargli.
    Si presentava pure? Bruce inarcò il sopracciglio e si prese del tempo per scegliere con cura che cosa dirle.
    "Mi chiamo Bruce Norton."
    Fu strano pronunciare anche il cognome, non lo pronunciava ad alta voce da parecchio tempo, limitandosi al nome quando si trovava a scontrarsi con persone più amichevoli di lei.
    "Ho dell'acqua."
    Evitò di specificarle che armi avesse, aveva l'arco attorno alla schiena e la piccozza attaccata ai pantaloni, avrebbe visto lei stessa cosa avesse.
    "Cosa dovrei fare per convincerti a non spararmi? Che non avrebbe alcun senso? Lasciami morire la fuori e basta."
    Sospirò, puntando il suo sguardo su di lei mentre tirava le bende il possibile per farle più strette possibile e legarle sperando che non si allentassero. Rimase seduto, chiudendo gli occhi vedendo i volti delle persone che aveva amato scorrergli davanti al volto e c'era una cosa che si era trovato a fare in passato in procinto di morte, ripeteva i loro nomi ad alta voce per l'ultima volta.
    "James...Cindy...Bryan."
     
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  6. Melanie}
     
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    Bruce Norton.
    Ripetei tra me e me quel nome, cercando di capire perché mi sembrasse tanto familiare.
    Bruce Norton... no, il volto dell'uomo che rimaneva dall'altro lato della recinzione non sembrava riportare alla memoria nessun incontro passato, magari appartenente alla vita prima della prigione.
    Un cliente? Allentando la presa sul fucile lasciai che la canna piombata puntasse verso il terreno e non più dritta contro la sua testa, dandomi così la possibilità di percorrere senza fretta il profilo spigoloso del volto sudato e di catturare il colore singolare di quegli occhi da predatore.
    Sì, forse si trattava di uno degli uomini che in passato avevano pagato per potersi infilare tra le mie gambe.
    Sei mai stato con una escort?
    Inclinando appena il capo rimasi in attesa di una nuova espressione che potesse svelarmi più delle sue parole. Per esperienza sapevo che difficilmente un uomo era in grado di ammettere di aver pagato per del sesso, soprattutto davanti ad una perfetta sconosciuta. Persino i clienti cercavano, durante i primi incontri, di giustificarsi per essere caduti tanto in basso, giurando di non aver mai pensato di pagare una donna prima di me.
    Bruce Norton... avrei ricordato il suo volto, se fosse finito con il gemere a pochi centimetri dal mio orecchio? Probabilmente no. Dimenticavo tutti, una volta uscita dall'ennesima stanza dell'hotel di turno.
    Non lasciai comunque modo alla curiosità di distrarmi del tutto: allungando una mano verso la recensione, invitai silenziosamente il moro a consegnarmi le armi e le provviste a sua disposizione. Non avrebbe in qualsiasi caso più avuto bisogno di cibo, con una pallottola piantata nel cranio.
    Il suo arco sarebbe stato più utile tra le mie mani, che ancora aggrappato al suo corpo ormai privo di vita.
    Risparmia fiato, non credo tu possa dire nulla che possa cambiare la mia decisione. Sono le regole e...
    Sentii i muscoli delle spalle irrigidirsi e la mascella serrarsi in una morsa dolorosa, quando dal brusio confuso che usciva dalle sue labbra riuscii ad estrapolare qualche nome. Mi ritrovai divisa tra il desiderio di imbracciare il fucile e mettere fine a quell'inutile cantilena e quello di scoppiare a ridere. Come poteva essere tanto stupido?
    Dimmi che non stai ripetendo i nomi di gente morta, mentre il nostro mondo va a farsi fottere perché i cadaveri si alzano e camminano per mangiarci vivi.
    È meglio per te che James o Cindy non ti sentano, perché in caso contrario potrebbero esaudire le tue preghiere ed arrivare a farti compagnia... oh, ecco, guarda. Arriva Bryan.

    Imprecai, allontanandomi istintivamente dalla recensione mentre un vagante emergeva dagli alberi più vicini e, trascinando le gambe ormai putrefatte, si avvicinava a fatica alla sua cena.
    Era un uomo ormai privo di età, con la pelle del volto ridotta a strisce sanguinolente e tremanti, appese al mento e agli zigomi altrimenti scarni. Un Bryan perfetto per l'occasione.
    A quanto pare le tue preghiere sono state esaudite, Bruce Norton.
     
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  7. ;Bruce.
     
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    La domanda di Melanie colse di sorpresa Bruce, tanto da farlo distogliere da qualsiasi pensiero per focalizzarsi completamente su di lei. La fissò, con lo sguardo rigido non riuscendo a rispondere nell'immediato.
    Norton aveva un rapporto a tratti malsano col sesso. Ciò che gli era successo nell'infanzia e nella prima adolescenza lo aveva segnato nel profondo, facendogli vivere il sesso come qualcosa di imbarazzante, in grado di farlo vergognare di se stesso, di destabilizzarlo e farlo sentire solo umiliato. Paradossalmente con lui era molto più semplice instaurare un rapporto psicologico profondo, piuttosto che fisico, concedendo davvero a pochissime persone anche solo di abbracciarlo per cui quella domanda fu come chiedergli se avesse mai organizzato un attacco terroristico, qualcosa che lo offese a una profondità che non tutti potevano comprendere.
    "Non ne ho mai sentito la necessità."
    Con Cindy era stato un percorso difficile, per niente naturale o spontaneo, era l'unica donna con la quale Bruce aveva esplorato il sesso nel senso più puro e piacevole del termine, riuscendo a viverlo più serenamente, ma solo l'idea di potersi concedere con delle sconosciute lo turbava particolarmente.
    "Perché me lo hai chiesto?"
    Nonostante fosse un discorso complicato per lui, a tratti arduo da affrontare, Bruce sentì il bisogno di chiederle le motivazioni di quella domanda, nonostante era quasi certo che non avrebbe ottenuto risposta.
    Lentamente, come se prendesse del tempo per temporeggiare e riflettere sul da farsi, si sfilò dalle braccia l'arco per appoggiarlo a terra, ai piedi di Melanie, iniziando a sentire dentro di sé quella rabbia che non sempre riusciva a gestire... la sentì sempre più feroce, mentre guardava il volto di quella donna sperando in qualche tipo di umanità..
    Una speranza che durò ben poco quando, dopo aver pronunciato i nomi delle persone più importanti della sua vita, quella donna osò ridere di lui. Deriderlo.
    "Ho donato loro il sonno eterno."
    Stava per accanirsi verso quella recinzione, stava per urlare, dirle che non si doveva permettere di deridere così un uomo in cerca di pace, ma l'arrivo di un vagante bloccò qualsiasi sua intenzione.
    Bruce si girò di scatto, tenendosi una mano sul fianco per poi prendere con l'altra la piccozza attaccata ai pantaloni e scagliarsi contro quell'essere con tutta la furia che era maturata in corpo.
    Lo colpì una, due, tre, quattro...dieci volte al petto, alla spalla e infine al cranio, continuando a infliggere ulteriori colpi a quel corpo morto da tempo.
    Si alzò dopo qualche secondo, ricoperto da qualche schizzo di sangue, fecando qualche respiro profondo sentendo ancora quell'ira travolgerlo come un fiume in piena. Si fiondò contro la recinzione, andando a sbattere contro di essa proprio dove dietro ci stava Melanie, tenendo ben alta la piccozza fissando con gli occhi sgranati quella donna disumana.
    "La fortuna ha voluto privare almeno a James, mio figlio, una fine del genere. Cerco di sopravvivere per portare avanti la sua speranza. Credeva che non era la fine del mondo. Non insultarlo. Non farlo mai più."
     
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6 replies since 15/2/2016, 21:34   135 views
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