Break.

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  1. ;Bruce.
     
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    Per quanto le sue ore di sonno notturno fossero diminuite drasticamente per via di incubi e ansia c'era sempre quel momento in cui il suo corpo smetteva di resistere e necessitava di un pausa forzata, di riprendersi da quell'incessante viaggio tra le strade tortuose dell'inferno.
    Bruce cercava di non allontanarsi mai troppo dalle città o dai piccoli paesi quando c'era brutto tempo, evitando così di costringere il corpo a sopportare ulteriormente, così, per via di quella pioggia interminabile Bruce fu costretto a trovare un rifugio per quella notte sperando di riposare e aspettando pazientemente che la pioggia smettesse di scendere. Ciò gli permise almeno di riempirsi la borraccia, ma la paura che dentro una di quelle casa ci potesse essere un vagante o qualcuno pronto a ferirlo era costante e martellava nel cervello senza lasciarlo davvero respirare.
    Motivo per cui perlustrò per bene l'esterno di quella casa apparentemente vuota cercando di capire se ci fosse qualcuno all'interno che faceva del rumore. Per il momento non sentiva alcunché e ne vedeva alcunché, per cui l'unica cosa da fare era quella di entrare e pregare per il meglio. Era un'abitazione a un piano solo, così almeno non avrebbe avuto attacchi dalle scale o improvvisate poco gradevoli.
    Scelse di entrare da una finestra semi aperta, evitando la porta d'ingresso per non fare eccessivo rumore e una volta dentro Bruce si trovò in una salotto piuttosto spoglio e impolverato. Non c'erano segni di lotta, ne sangue, ma ancora non era il momento di esultare.
    Afferrò dallo zaino la sua piccozza, stringendola con entrambe le mani pronto a colpire chiunque gli si sarebbe avvicinato con cattive intenzioni. Camminò piano, respirando il meno possibile e tenendo gli occhi aperti. Ormai la luce era quasi del tutto sparita, per cui la casa era semi buia e difficilmente riusciva a vedere ciò che aveva davanti a meno che non fosse a un metro di distanza da lui.
    Per sbaglio colpì col piede sinistro un piccolo mobiletto e l'agitazione prese il sopravvento facendolo scattare in avanti di fretta arrivando spedito in quella che pareva una cucina. Fu un grave errore, perché l'agitazione lo spins senza pensarci troppo in una stanza non esplorata e rischiosa, e proprio davanti a quello che pareva un frigorifero Bruce vide una figura non identificata che avrebbe potuto da un momento all'altro puntargli una pistola in fronte.
    Non esitò e alzò la piccozza verso l'alto provando a colpire chiunque fosse sulla spalla. Non si fermò a pensare che potesse essere un essere umano proprio come lui. Era troppo stanco, nervoso, provato e aveva bisogno di dormire, motivo per cui l'ossigeno faticava ad arrivare per bene al cervello facendogli fare mosse azzardate e stupide.
     
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  2. .Shane
     
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    Balordi.
    "Dannati balordi". Camminava Shane con la testa china, le mani in tasca al suo pesante giubbotto, strofinando a terra le suole delle scarpe. Era stanco, aveva camminato per chissà quanti chilometri, neanche lui li ricordava più. La morta aveva per un momento attraversato il suo corpo, quando in preda alla sua confusione mentale, due balordi avevano cercato di derubarlo. Solamente per qualche misero snack.
    L'odore del vento misto alla pioggia, di quell'ennesimo giorno di libertà lo fecero annientare di nuovo. Gli ricordavano i momenti della sua infanzia, quando nei pomeriggi invernali era solito trascorrere qualche ora nel suo giardino a divertirsi con gli aquiloni. C'era bisogno di un forte vento per poterli vedere in cielo, come in quel preciso istante. Era stato proprio lì che aveva vissuto i momenti più spensierati della sua vita passata. Quel pezzo di vita, almeno, nonostante la confusione non l' aveva ancora del tutto dimenticato.
    Forse gli era impossibile, anche a lui.

    Si sentiva male, confuso e l'evidente squarcio nel braccio che aveva collezionato la sera prima gli faceva avvertire un forte senso di svenimento.
    Cercò con tutte le sue forze di afferrare la boccetta di farmaci ben nascosta nella tasca del suo giubbotto, ma non la trovò.
    Gli avevano rubato pure quella.
    Riprese a camminare a passo veloce, celando l'evidente tristezza sul suo volto, come per lasciarsi ancora una volta alle spalle quell'episodio, archiviandolo nella sua memoria.

    Barcollava e con le mani si teneva la testa, quando imboccò una scorciatoia. Fu proprio lì che incominciò a frugare tra le sue cose. Una vecchia cartina geografica, l'aiutò a localizzarsi meglio. Intorno a se c'era soltanto una vecchia scuola e diverse case. Alcune sembravano apparire del tutto abbandonate.
    Aveva perso troppo sangue e il dolore che emetteva quella ferita sul braccio destro, appariva sempre più pungente.
    Non ci badò poi a molto e all'abitazione collocata più nelle sue vicinanze ci si intrufolò.
    Bastarono due colpi con un bastone di legno per entrare da un finestrone semi-distrutto. Un forte buio accecò la sua vista, facendogli cadere a terra i suoi occhiali. Trovò perfino un interruttore, ma non c'era collegamento con l'elettricità. Dovette contare soltanto su due fiammiferi che erano stati lasciati lì da qualcuno...

    Con passo cauto si spostò verso un lavello dove fuoriusciva un filo d'acqua. Si tolse i vestiti bagnati e si mise a rovistare dentro una vecchia dispensa, trovando delle bende pulite.
    Gli sarebbero tornate utile per fasciare la sua ferita.
    A poco a poco incominciò a sanare con ciò che aveva la sua ferita fino a quando la sua temperatura corporea non aumentò all'improvviso. Quello era sinonimo di un' infezione in corso. Cadde in un sonno profondo, stordito dalla sua confusione mentale e dal dolore. Riaprì gli occhi soltanto quando avvertì un rumore abbastanza energico. Scrollò la testa, disserrò le labbra per emettere qualche vocabolo, ma non trovò la forza necessaria per farlo, restandosene accovacciato dietro un robusto mobile...

     
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  3. ;Bruce.
     
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    Il colpo andò miracolosamente a segno e la piccozza si incastrò nella pelle viscida dell'avversario, colpendolo con fin troppa facilità. Bruce, in quel buio, non si era reso minimamente conto che davanti a quel frigo ci stava proprio un vagante. Probabilmente era il proprietario della casa, o qualcuno che già in precedenza stava qui, trovare vaganti solitari diventava raro man mano che il tempo passava. Aumentavano a vista d'occhio e facevano branco.
    Bruce quindi tirò la piccozza indietro con entrambe le mani così da staccarsi da quel mostro e indietreggiare il possibile prima di cadere accidentalmente a terra per lo sforzo. Il vagante barcollò urlando ed emettendo versi inquietanti che avrebbero potuto, da un momento all'altro, attirare qualcuno di indesiderato così Bruce cercò dentro di sé le ultime energie rimaste per alzarsi di nuovo in piedi e puntare meglio quella piccozza alla testa. Non poteva ritenersi un vero esperto di combattimento uomo-vagante, ma una delle prime cose che aveva imparato era che colpirli al cervello, o quello che ne era rimasto, era l'unico modo per farli fuori definitivamente.
    Alzò dunque nuovamente il braccio destro e affondò la piccozza nel suo cranio prima che potesse morderlo o quant'altro. Per quanto si sentisse enormemente solo morire era un'alternativa a lui non gradita, peggio era diventare come uno di così.
    Il corpo malandato del vagante gli cadde quasi addosso una volta colpito, così Bruce indietreggiò nuovamente finendo contro al divano e imprecando per lo sforzo e la paura provata in quegli istanti.
    Rimase immobile qualche secondo, adagiato contro al divano, sperando che nessun altro putrefatto sbucasse all'improvviso da qualche parte per coglierlo di sorpresa. Aveva assoluto bisogno di riposare o sarebbe svenuto da un momento all'altro peggiorando la sua situazione. Era sporco di sangue, era sporco in generale in realtà, così pensò di andare nel bagno, sperando di trovare chissà che cosa che potesse togliergli di dosso quell'odore nauseabondo che ormai aveva addosso di routine. Non aveva nemmeno la forza per deprimersi o incazzarsi come al solito.
    Spalancò la porta lentamente ed entrò con altrettanta lentezza ancora per niente sicuro che la casa fosse effettivamente vuota. Non parlò subito, ma da dietro un mobile vide una fioca luce illuminare una piccola zona. Doveva esserci qualcuno nascosto e preferiva affrontarlo faccia a faccia vedendo palesemente chi fosse prima di attaccare a caso e preso dal panico come aveva fatto precedentemente.
    Rimase a ridosso dell'ingresso e alzò nuovamente in alto la piccozza pronto ad attaccare in caso di necessità. Sperava vivamente di non doverlo fare, era sudato ed evidentemente esausto, così provò ad approcciarsi, usando un tono calmo.
    "Non voglio farti del male e spero tanto che tu non voglia farlo a me. Chi sei? Io sono Bruce."
     
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  4. .Shane
     
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    x5DeFPn
    Con estrema minuziosità aveva disinfettato quella brutta ferita che dei balordi gli avevano procurato il giorno prima. L'acqua aveva tolto ogni impurità lasciando intravedere la carne viva che poi aveva provveduto a coprire con delle bende sterili trovate in una dispensa di quel bagno. Strinse forte la fasciatura in modo d'arrestare la fuoriuscita di sangue e tornò a rannicchiarsi dietro un grande mobile. Era stremato e l'infezione della ferita aveva fatto salire di molto la sua temperatura corporea. In quella specie di nascondiglio si era perfino addormentato, ma quando riaprì gli occhi avvertì un terribile mal di testa. Non riuscì neanche a mettere bene a fuoco cosa diavolo avesse davanti a se. Sentiva dei rumori, passi, avvicinarsi verso di lui. Sarebbe morto, se lo sentiva.

    Si strinse attorno a se il suo massiccio giubbotto di lana e si sistemò come meglio poteva dietro il suo nascondiglio.
    Percepiva il suo respiro affannato. Cosa erano tutti quei rumori? Arrivò a pensare che in quella casa ci fosse qualche belva feroce, chiuse di nuovo gli occhi e attese lì la sua morte.
    Una lacrima gli solcò il viso. Aveva paura, più del solito. In preda ad uno dei suoi attacchi di panico, allungò la mano verso la tasca dei suoi pantaloni per cercare di afferrare il flacone delle sue pastiglie, ma accidentalmente gli caddero a terra e rotolarono vero la porta.

    Serrò gli occhi adagiando la testa vicino al muro. Era perso e disperato nella sua confusione. Quando cercò di issarsi da terra, avvertì un leggero capogiro, ma non riuscì a muovere un passo in quanto si mise sulla difensiva.
    I passi incerti della belva si erano fatti più vicini, era precisamente dietro quella porta.
    Fece un profondo sospiro, fino a quando non si ritrovò davanti una figura umana. Era un uomo da ciò che riusciva a intravedere senza i suoi occhiali. Aveva i capelli scuri e un odore pungente che oltrepassò le sue narici.

    Lo scrutò attentamente, udendo le sue parole. Non era lì per fargli del male, ma Shane non si fidava. Si portò la mani alle orecchie, come per calmare quella sua agitazione che gli si era creata nella sua mente.
    Aiutami. Sto male! Soltanto quelle poche parole riuscì a singhiozzare, vagando con lo sguardo altrove in cerca dei suoi farmaci.
    Mi chiamo Shane. Strinse in un pugno dietro la sua schiena delle forbici che gli erano tornate utili per spezzettare le bende, come per attendere la prima mossa falsa dell'uomo...
     
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  5. ;Bruce.
     
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    Era la prima volta che Bruce si trovava di fronte a una persona in cerca di aiuto. Solitamente gli approcci che si trovava a fare erano molto più pericolosi, avventati e difensivi, mentre ora sembrava soltanto trovarsi davanti a un uomo disperato ed evidentemente in difficoltà.
    Bruce non poteva di certo sapere al 100% se tutto questo fosse vero, per quanto ne sapeva poteva anche essere un trucco, un modo come un altro per fregarlo. Non poteva fidarsi senza le dovute precauzioni, per questo, nonostante quel richiamo d'aiuto, Bruce ci pensò due volte prima di avanzare per provare ad aiutarlo.
    Onestamente era anche incredibilmente stanco di stare sempre all'erta, di mettere in discussione ogni minima mossa, ma era l'unico modo per sopravvivere in un mondo del genere e non poteva fare altrimenti.
    Decise dunque che per accettarsi al meglio della situazione una luce in più male non avrebbe fatto. Si portò lo zaino davanti e, abbassando la piccozza, prese la sua torcia facendo luce per qualche secondo, giusto per guardare meglio in faccia l'uomo che aveva davanti e l'ambiente circostante.
    Shane non doveva avere troppo anni in meno di lui a vedere l'aspetto, si teneva una mano alla testa e sembrava cercare qualcosa, così Bruce con l'aiuto della luce trovò degli occhiali da vista e un paio di pillole che diede a Shane senza sapere esattamente se fosse stato quello ciò che cercava, per poi spegnere subito dopo la torcia, per non sprecarla e attirare esseri indesiderati.
    "Cosa ti è successo?"
    Bruce non teneva più la piccozza verso l'alto pronto ad usarla, ma per il momento nemmeno la mise via. Aspettò la risposta di Shane, ma si trovò a barcollare indietro e si appoggiò alla porta del bagno non riuscendo più a stare in piedi. Gli occhi stavano iniziando a chiudersi da soli e con uno sconosciuto non andava per niente bene.
    "La casa sembra vuota, c'era uno di quei vaganti in cucina... speravo di trovare qualcosa qui."
    Cos'altro poteva fare? Non era di certo un medico e per quel che ne sapeva poteva anche aver dato a Shane della droga inconsapevolmente, beh se ciò lo faceva calmare a lui poco fregava. Quando trovava per caso del vino o del rum invecchiato bene non si faceva di certo scrupoli a scolarselo sperando di ubriacarsi un po' per far tacere gli incubi.
    Si fece forza e aprì la porta ricontrollando che fosse libera la sala da quella posizione individuando il divano.
    "Ho bisogno di una pausa, davvero...vado a bloccare la porta d'ingresso con qualcosa..."
    Forse parlava troppo, forse non era il caso di approcciarsi in quel modo, ma per quanto Bruce provasse a essere distaccato e diffidente, sentiva davvero il bisogno di comunicare, era l'unico modo per non farlo sentire totalmente un animale.
    Avanzò quindi verso la porta d'ingresso e ci spinse davanti una cassettiera che si trovava li vicino per poi crollare seduto su quel divano tenendo le orecchie ancora in all'erta per sentire cosa Shane si sarebbe messo a fare.
     
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  6. .Shane
     
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    WETLh7h
    Era diffidente con tutti Shane, da quando versava in quello stato di schizofrenia, non si fidava più di nessuno, soltanto del suo intuito. Qualcuno lo avrebbe strappato da quelle inutile sofferenze, doveva solo attendere. Intanto rimase a terra seduto dietro quel grande mobile a contemplare la figura che aveva davanti.

    Sono ferito. Non poteva dirgli la sua vera realtà, non lo conosceva e non sapeva che reazione avrebbe potuto avere. Quando il flaconcino dei farmaci rotolò di nuovo verso la sua direzione, con un balzo veloce lo raccattò. Con estremo impeto, porto una pasticca alla sua bocca, chiuse gli occhi e deglutì. Tutto sarebbe terminato, non restava attendere che il farmaco avrebbe fatto il suo percorso.

    Grazie.
    Sospirò riaprendo gli occhi udendo ancora le parole di Bruce. In qualche modo l'aveva salvato da un vagante, ecco il perchè dei tanti rumori che aveva percepito poco prima. Forse senza di lui, la sua vita sarebbe terminata più veloce del previsto.
    Con le ginocchia strette al petto, si accinse a infilare una mano nel suo massiccio cappotto. Tirò fuori da lì due pacchetti di crackers.

    Mi sono avanzati soltanto questi...prendili se vuoi. Era soltanto un modo per ringraziarlo, aveva fatto qualcosa per lui e Shane in quel momento si sentì in dovere di ricambiare.
    Il suo sguardo poi vagò altrove. In quella stanza aveva guardato ovunque tranne che in quel grande mobile dove si era "riparato". L'avrebbe fatto presto, senza l'aiuto di Bruce.

    Annuì alle parole dell'uomo e dall'alto del suo egoismo ne avrebbe approfittato. Quando si allontanò, Shane meditò per un bel po' sulla sua idea. Quella sua mente maledetta l'avrebbe tradito di nuovo rivelandolo un uomo lontano dalla sua figura.
    Attese in silenzio senza fare mosse azzardate. Si alzò, si lasciò alla spalle quella stanza e andò alla ricerca di Bruce, che, sembrava essersi assopito.
    Gli servivano soldi a Shane per pagare alcuni mercenari della zone che lo avrebbe aiutato ad allontanarsi da quella città. Così gli avevano promesso. E Bruce era diventato l'obiettivo adatto. Aveva notato il suo zaino.
    Con passo felpato per non farsi sentire dall'uomo, si avvicinò ad esso, cercando in tutti i modi di rovistare in tutte le tasche nonostante faticasse per via del braccio dolorante.





    Edited by .Shane - 10/2/2016, 20:58
     
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  7. ;Bruce.
     
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    Quei crackers erano stati sicuramente una benedizione, Bruce non ci aveva pensato due volte a prenderseli e metterli nello zaino per il giorno dopo, così da integrare altre energie per il prossimo spostamento. Solo che ancora non poteva di certo dire di fidarsi di Shane. In fondo non si fidava di nessuno da mesi, dei crackers non era chissà che cosa. Motivo per cui, seduto su quel divano, per quanto i suoi occhi si stessero lentamente chiudendo, non poteva permettersi di abbassare la guardia. Aveva reso sicura la porta d'ingresso mettendoci davanti una cassettiera, ma cosa lo difendeva da ciò che c'era all'interno?
    Bruce faceva respiri lenti e profondi, tenendo le orecchie all'erta sperando con tutto se stesso che la calma scendesse in quella stanza per permettergli di dormire, stringeva la piccozza che aveva attaccata alla cintura odiando la sua continua agitazione, non sopportando più quella continua paura di essere attaccato da un momento all'altro.
    Sentì qualche rumore provenire dal bagno, ma non aveva idea di cosa Shane stesse facendo. Non gli aveva chiesto che cosa avesse di particolare, ma si era lanciato su quelle pillole come un tossico. Se lo calmavano ben veniva.
    Poi beh... forse pensava che stesse dormendo, sperava di farla franca in qualche modo. Cos'era peggio? Un ladro o un assassino in un mondo del genere? Forse un ladro, privare un uomo delle poche cose che aveva per sopravvivere era peggio che privarlo di una vita schifosa.
    Dopo pochi secondi che Shane rovistava nel suo zaino posto affianco a lui sul divano Bruce alzò il braccio e si aggrappò al polso del ladro stringerlo più forte che poteva.
    "Che cosa ti serve?"
    Voltò il capo verso di lui aprendo gli occhi facendo una smorfia. Non voleva attaccarlo, non ancora. Se poteva fare a meno della violenza era un bene, quindi sperava vivamente di poterne discutere.
    Ingrato, ma d'altronde non poteva di certo aspettarsi chissà che cosa dal nuovo genere umano.
    "Ho ammazzato un vagante, ti ho aiutato in bagno e mi rompi i coglioni così. Spero di non dover infierire ulteriormente sulla tua ferita."
    Dopotutto aveva detto di essere ferito, ma Bruce non aveva notato esattamente che tipo di ferita fosse, fatto stava che doveva chiarire la situazione e sperare che Shane non facesse mosse azzardate. Praticamente era un ultimatum.


    Edited by ;Bruce. - 16/2/2016, 22:15
     
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  8. .Shane
     
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    x5DeFPn
    La sua mente l'aveva di nuovo tratto in inganno. Quel gesto era stato concepito dalla sua mente pazza. Con prudenza, si era assicurato che Bruce si fosse allontanato da lui e subito dopo assopito. Strascinava le gambe sul pavimento cercando di procurare meno rumore possibile, in modo che l'uomo non si allarmasse. Lasciò a poco a poco il suo nascondiglio dove si era rannicchiato precedentemente e si spostò in direzione di Bruce. Aveva notato il suo zaino era era alla disperata ricerca di denaro. Ne aveva bisogno, era l'unica sua salvezza per poter fuggire da quel disastro che era scoppiato in città.

    Qualcosa però nell'istante in cui incominciò a frugare nella tasche, andò per il verso sbagliato. Vide le palpebre dell'uomo sollevarsi e puntare lo sguardo contro di lui.
    Tolse subito la mano dalla tasca superiore dello zaino e si raggomitolò a terra quasi in ginocchio.
    ...dei farmaci, sto male. Una banale scusa che però poteva trarre in inganno l'uomo visto anche le condizioni fisiche di Shane. Il braccio gli doleva molto e il sangue non si era arrestato, tanto da far notare delle gocce di sangue sparse perfino sul pavimento. Con le mani imbrattate di quel liquido rosso, si toccò il viso, per togliere dagli occhi i capelli che gli si erano appiccicati sulla fronte per lo stato di shock che aveva vissuto.

    Nella sua testa prese sempre di più forma la via di liberarsi ben presto dell'uomo, ma purtroppo Shane risultava incapace ad affrontare le persone, fino a ucciderle. Nonostante la sua mente navigasse in uno stato di visibile instabilità non era ancora arrivato a quel punto. In fondo pensava che le persone stesse potessero condurlo verso la salvezza. Le avrebbe utilizzate come scudo, non eliminate.

    Sospirò ancora una volta, rimanendo a terra, tanto da sembrare aver assunto la mossa della lucertola. Si fingeva quasi privo di vita, immobile, in attesa di un riscontro da parte di Bruce.
    N-non voglio rubare niente dal tuo zaino. Gli aveva dato i crackers, si era mostrato affabile e gentile con lui, insomma gli aveva dato un'idea totalmente diversa di se.
    Di sicuro l'uomo non sospettava nulla sul suo stato mentale. O quasi.
    Si lasciò poi travolgere da un pianto improvviso. Le lacrime rigarono il volto dell'uomo fino a poggiarsi sul suo cappotto. Non trovava pace per poter spegnere la sua angoscia.
    In realtà cercavo dei soldi, mormorò con voce flebile. Mi hanno promesso che mi faranno fuggire. L'instabilità era sempre più evidente in lui. Dalla tasca interiore del suo giubbotto, sfilò un paio di forbici, che si era procurato per tagliuzzare le bende.
    Le strinse in una morsa salda, alzandosi da lì avvicinandosi a Bruce. Gliele puntò contro, come per intimarlo ad aiutarlo.
    Devi aiutarmi a cercarli. Uhm avvallare quella idea forse non era stata del tutto una buona cosa.
    Rigirò tra le mani quella forbice, per poi lasciare andare la presa gettandola a terra e facendola rimbalzare come una palla. Con la poca forza che gli era rimasta, si aggrappò al colletto della camicia dell'uomo, strattonandolo.
    Moriremo tutti, vuoi capirlo? Un misto di tristezza e una risata celata in quella confusione rimbombarono in quel momento nella stanza.
    Uuuugh.



     
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  9. ;Bruce.
     
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    Bruce non dubitava che parecchie persone, in una situazione assurda come questa, non diventassero pazze. La follia aveva trovato vita facile in un mondo come questo, insinuandosi nelle menti più debole o più esposte, risucchiandole in un turbine di disperazione e confusione. Non doveva essere per niente facile vivere da folli in un mondo ancor più folle e agli occhi di Norton, Shane pareva essere vittima di questa pazzia.
    Gli sfuggì dalla mano e Shane cadde a terra blaterando di farmaci. Se c'era una cosa su cui Bruce era certo però, era che i pazzi dovevano essere i primi a soccombere. Non per cattiveria o quant'altro, ma vedeva in loro un problema, una debolezza e trovarne uno ancora vivo sembrava quasi assurdo, com'era sopravvissuto fin'ora? Com'era possibile che nessuno lo avesse già fatto tacere o che dei vaganti lo mordessero? Si, era assurdo.
    Norton quindi fu costretto ad alzarsi dal divano, sforzandosi non poco, mettendosi lo zaino in spalla facendo il giro per avvicinarsi a lui e trovare un modo per farlo calmare. Non perché desiderasse aiutarlo più di quello che aveva già fatto, ma perché temeva che il suo comportamento potesse attirare attenzione non desiderate.
    "Ti devi calmare o ci farai uccidere!"
    Bruce fece un respiro profondo, per poi cercare di bloccare tenendolo per le braccia rendendosi conto solo ora della ferita che portava al braccio e che gocciolava e non poco. Doveva provare almeno a fermare quel sangue.
    Non era però facile avere collaborazione da lui, fino a quando non parve, vagamente calmarsi, sussurrando qualche parola.
    "Soldi? In un mondo come questo?"
    Erano state tante le cose che avevano perso valore una volta che il mondo era stato inghiottito da questa epidemia e sicuramente i soldi erano stati i primi a diventare semplici foglietti di carta. Stava cercando di prendersi ancora gioco di lui?
    "Mettiamo che mi stai dicendo la verità, ti stanno sicuramente fregando. Cosa vuoi che se ne facciano dei soldi? E dove pensi di fuggire? Non esiste luogo sicuro."
    Questo l'aveva imparato a sue spese, ecco perché Bruce non restava mai fermo in un unico luogo per troppo tempo, facendo così aveva perso suo figlio e tutto il suo gruppo, per cui fin quando non si fosse imbattuto in qualcosa che poteva somigliare a una caserma militare di certo non si sarebbe fermato.
    Si trovò poi bruscamente a indietreggiare quando Shane si alzò puntandogli le forbici contro. Avrebbe dovuto lasciarlo a se stesso, non valeva la pena aiutarlo e se ne stavo convincendo minuto dopo minuto.
    Protrasse le mani in avanti Bruce, sperando che non lo attaccasse da un momento all'altro.
    "No, devo fasciarti quel braccio se non vuoi morire dissanguato. Non ho soldi, non ho medicine."
    Non seppe poi se fossero state le sue parole o sempre la padrona follia, ma Shane gettò quelle forbici rischiando di ferirsi ulteriormente per poi fiondarsi su di lui strattonandolo per il colletto.
    Moriremo tutti, vuoi capirlo?
    Bruce sgranò gli occhi, non sapendo più davvero che fare se non arrivare a soluzione drastiche.
    Alzò un mano, la chiuse a pugno e cercò di colpirlo sulla mascella per scrollarselo di dosso. Si, potevano morire tutti da un giorno all'altro, ma se doveva morire precocemente, non di certo per mano di uno psicopatico.
    E caricò con un secondo pugno, sperando almeno di farlo svenire, curargli quel braccio e andarsene il prima possibile, prima di essere coinvolto in chissà che cosa.
    Bruce non si riteneva una cattiva persona, ma era disposto ad aiutare unicamente se ciò garantiva qualcosa.
    "O ti calmi e collabori o puoi andartene a fanculo."
     
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  10. .Shane
     
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    WETLh7h
    Aveva paura e si sentiva impotente di fronte a quella situazione. Prima di manifestare la schizofrenia, Shane era stato un giornalista e aveva sempre saputo in fin dei conti qualcosa in più degli altri. Lo stare sulla notizia, però non è sempre positivo e quello lui l'aveva sperimentato bene.

    Teneva la testa fra le mani e si dondolava, seduto a terra, non togliendo neanche per un secondo lo sguardo fisso su Bruce. Attendeva una sua reazione, per preparare la mossa successiva.
    La calma non era mai stata parte di lui ed ora che versava in quelle condizioni, ancora meno.
    ..mi hanno promesso che mi aiuteranno a fuggire da qui...e posso aiutare anche te. Neanche un poppante avrebbe creduto a una simile cosa, soltanto la mente pazza di Shane l'aveva assorbita. Su c'aveva ricamato idee su idee. Lui e la sua libertà lui e i suoi bruschi modi di fare, sarebbero riusciti un giorno ad evadere da tutta quella situazione. Ne era certo!

    Non è vero in un'altra città non c'è tutto questo male. Shane continuava a vacillare su quella irrealtà. Quanto era stato crudele il mondo con lui? Tanto. Dapprima gli aveva tolto ogni ragione, ora gli stava togliendo anche la vita. Sarebbe morto con lo stesso animo di un bambino che scopre per la prima volta che il sole è giallo.

    Con le spalle poggiate contro il muro, Shane sospirò quasi arrendendosi.
    La sua reazione era stata assai brusca, in fondo non avrebbe mai fatto del male a Bruce. L'aveva aiutato e ancora una volta si stava dimostrando disponibile con lui.
    Gettò di nuovo uno sguardo sul suo braccio che continuava a fargli male e da dove fuoriusciva tutto quel sangue sparso ovunque.
    ...dei balordi mi hanno ridotto in queste condizioni. Le lacrime solcarono di nuovo i suoi occhi, quando con le dita affusolate cercò di mascherarle.
    L'uomo ce lo stava facendo capire in tutti i modi, eppure chiunque sarebbe scappato da quel problema. Cosa gli importava se sarebbe morto lì? Questo Shane non riusciva a spiegarselo.
    Non aveva nè medicine nè soldi. Nulla.
    L'ho disinfettata con dell'acqua, ma credo che senza l'intervento appropriato non durerò molto.

    Corrugò la fronte ascoltando le parole di Bruce.
    ..g-grazie..sei gentile, anche se per tutto ciò non merito il tuo aiuto. Balbettò con un filo di voce, scrollandosi da terra e avvicinandosi verso Bruce.
    Gli tese il braccio in modo che potesse occuparsi della ferita.
    Fai in fretta, cercherò di tenere a bada ogni reazione. Tutto ciò quanto sarebbe durato?
    Non ebbe neanche modo di meditare sul da farsi che si ritrovò su una vecchia poltrona, con la mascella dolorante e la vista di nuovo annebbiata. Il pugno che Bruce gli aveva sferrato era stato un colpo non previsto come d'altronde il suo comportamento poco prima.
    Aveva un fottuto timore, non per la ferita, il timore di non poter riprendere il controllo di se stesso, continuando a vagheggiare con gli occhi semichiusi in quello stato di mezza incoscienza.
    Era nelle sue dannate mani!


    Edited by .Shane - 26/2/2016, 17:40
     
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  11. ;Bruce.
     
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    Bruce si massaggiò le nocche dopo essere riuscito a colpire Shane. Non era un tipo troppo da pugni, non era nemmeno così forte da tirare chissà che dolorosi pugni, ma era stato necessario usare questo tipo di violenza per riuscire almeno a quietare un po' l'animo folle di un uomo distrutto e disperato. Un uomo che sembrava aggrapparsi a qualsiasi cosa pur di vedere la luce in fondo al tunnel, una speranza che lo avrebbe condotto alla morte con più serenità. Chi si era approfittato della sua mente debole doveva aver perso parecchia umanità, non che prima dell'apocalisse non esistessero persone del genere, ma in questo nuovo mondo sembrava un azione ancor più meschina, ancor più sadica, ma forse più comprensibile da un certo punto di vista. Questa esistenza aveva donato milioni motivi per morire e gli uomini che parevano aver manipolato Shane avevano contribuito ad aumentare quei motivi.
    Non sapeva che cosa fare Bruce di fronte a un uomo del genere, che si teneva la testa tra le mani e tremava, non era uno psicologo, era stanco e non era così carico di pazienza, forse doveva solo farlo parlare un po'...ci poteva essere un modo per portarlo alla ragione?
    "Fuggire dove Shane? E soprattutto come?"
    Tanto valeva assecondarlo, giusto per capirne di più, per farlo arrivare da solo magari a quella menzogna. Non sapeva nemmeno se da qualche parte esistessero zone più organizzate, luoghi più sicuri, per il momento Bruce credeva solo in quello che vedeva e quello che vedeva faceva schifo.
    "Questi balordi sono gli stessi che ti hanno promesso di farti scappare?"
    Che orribile situazione. Bruce fece un respiro profondo e portò gli occhi sulla sua ferita che pareva peggiorare sempre più secondo dopo secondo. Non era nemmeno un medico santo cielo, era davvero così grave da farlo morire dissanguato?
    Comunque forse finalmente lo stava ascoltando, sembrò seriamente quietarsi, almeno un poco. Si alzò e andò verso una poltrona disposto a farsi aiutare. Era anche l'ora.
    "Già, sono davvero poche le persone che meritano aiuto in questo mondo."
    E semplicemente lui stava per aiutare Shane perché non voleva un morto sulla coscienza e perché pareva che ciò lo avesse tranquillizzato. Attirare altri vaganti o esseri umano non era di certo ciò che voleva.
    Fissò Shane quando gli disse di fare in fretta per via delle sue "reazioni", così tolse la benda sporca su quel braccio prendendo dal suo zaino bende pulite e dell'acqua. Si aveva ancora un po' di disinfettante con sé, ne usava davvero poco, solo per le situazioni disperate e soprattutto per se stesso, non poteva permettersi di usarlo per qualcun'altro.
    Lavò la ferita di Shane con l'acqua dalla bottiglietta, per poi tamponarla un po' e proprio in quel momento gli venne un'idea.
    "Aspetta un attimo e non fare mosse azzardate, mi è venuta un'idea, sperando che ci sia..."
    Si portò dietro lo zaino con sé, non fidandosi a lasciarlo incustodito e cercò in quella piccola casa, in ogni possibile cassetto, del rum o alcool in generale.. la buona sorte aveva permesso loro di trovare una bottiglia di whisky a metà.
    Perchè sprecarla tutta per Shane? Bruce se ne bevve qualche sorso, sentendo un calore e un bruciore propagarsi per il corpo sentendo anche una sorta di piacere e soprattutto una botta di vita dato che lentamente le forse si stavano esaurendo, ma non si sarebbe addormentato fino a quando non l'avrebbe fatto anche Shane.
    Tornò in salotto e senza dire una parola infilò un fazzoletto di stoffa nella bocca di Shane per poi versare il resto del whisky sulla ferita. L'alcool avrebbe bruciato come l'inferno, ma avrebbe fatto il suo dovere. Shane doveva resistere il possibile.
    Dopo di ché Norton gli coprì la ferita con la benda nuova, stringendo il possibile e sperando che ciò potesse bastare dato che non sapeva che tipo di ferita fosse.
     
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  12. .Shane
     
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    Lontanto da qui, Bruce, lontano. Era evidente che Shane navigasse in uno stato di totale incoscienza. Rimasto ormai solo, non aveva più nulla da perdere.
    Non lo so. Singhiozzò arreso davanti a quella domanda, arreso davanti la vita. Quant'era brutto vivere in quelle condizioni, sempre in continua fuga.

    No, loro non c'entrano nulla. Forse, chissà, Shane ricordava a fatica i volti dei balordi che l'avevano ridotto in quello stato. Non si sarebbe staccato da Bruce, aveva individuato in lui l'unica ancora di salvezza in quel terribile mondo. In fondo si stava prendendo cura di lui e Shane ne era riconoscente.
    Shane perse il controllo di se stesso per diversi minuti. Era incosciente dopo il pugno sferrato da Bruce. Roteava gli occhi da una parte e l'altra della stanza, per cercare di capire cosa stesse combinando l'uomo. Ma tutto fu inutile, perchè poco dopo cadde in una sonnolenza profonda. Quando precisamente rimase in quello stato, non fu chiaro del tutto, forse dieci minuti o poco più.

    Ho paura, bisbigliò all'uomo quando tornò alla realtà. Riaprì a poco a poco i suoi occhi lasciando che la luce li attraversasse. Ciò che accusò subito dopo fu davvero tremendo. Non si sentiva più il braccio e non riusciva a muoverlo.
    Per qualche momento la sua mente ebbe perfino dei flashback, ricordando episodi della clinica dove per diversi anni era stato rinchiuso. Ne aveva passate tante lì, senza poter contare su nessuno e in quel momento si sentì finalmente libero.
    Cosa vuoi fare?, domandò a Bruce abbandonando quei pensieri.
    La sua figura si fece sempre più distante. Bruce stava scappando.
    Si cinse la testa con il braccio sinistro, alimentando ancora di più la sua angoscia. Su quella poltrona Shane versò di nuovo qualche lacrima, rimanendo con lo sguardo fisso vero il soffitto. Attendeva ormai che la morte lo strappasse d tutte quelle sofferenze.
    I suoi occhi si riaccesero di speranza quando Bruce tornò d lui. Cos'è quella?, chiese Shane vedendolo riapparire con una bottiglia in mano.
    Shane non ricevette nessuna risposta, ritrovandosi con della stoffa in bocca. Il dolore misto al bruciore che percepì poco dopo fu devastante.

    L'alcool si riversò sulla sua ferita e il suo corpo prese a muoversi, come per fuggire d quella situazione. Le unghie di Shane si insinuarono nella pelle di Bruce, lasciando così diversi tagli abbastanza vistosi, dove fuoriuscì subito del sangue.
    AAARGH. Un grido ovattato riecheggiò per tutta la stanza.
    Ed ormai sfinito, senza più forze, Shane si arrese, forse per sempre. La vita non gli aveva donato nulla di buono, probabilmente quello era l'unico modo per mettere a tacere ogni essenza.

    Prima di chiudere gli occhi riservò un ultimo sguardo a Bruce, un cenno come per ringraziarlo, rivedendo in lui quell'amico che aveva sempre cercato, ma che non aveva mai trovato. Chiuse poi gli occhi e lasciò il suo corpo scivolare a terra...


     
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  13. ;Bruce.
     
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    Non sapeva davvero che cosa fosse la cosa migliore da fare, forse parlare sembrava andar bene, almeno evitava di farsi del male da solo o chissà che cosa. Per Bruce importava solo che si calmasse, che si addormentasse, così da potersi seriamente riposare ormai stravolto da quell'assurda serata. Shane blaterava, probabilmente manipolato da una follia condita da chissà quale speranza che gli faceva credere in un posto migliore con persone migliori. L'unica speranza che l'uomo poteva avere era di sopravvivere, di tenere duro giorno per giorno evitando di pensare a un futuro troppo lontano. Magari in qualche parte sperduta del mondo qualche scienziato stava facendo esperimenti su esperimenti per trovare un vaccino, magari c'era stato qualche progresso, ma per ora non poteva saperlo, per ora doveva solo sopravvivere, tenersi attaccato alla vita, abituarsi a quella nuova esistenza che magari sarebbe appartenuta all'uomo per l'eternità fino alla sua totale estinzione. Shane variava, passava da stati di totale silenzio e smarrimento, arrivando a esprimere il suo dolore, quanto ancora avrebbe sentito il bisogno di stare sveglio?
    "Abbiamo tutti paura, ma dovrebbe essere proprio quella a tenerci in vita."
    Tornato poi con l'alcool arrivò la parte peggiore di quella nottata. Una volta che il liquido bruciò sulla ferita di Shane, quest'ultimo si aggrappò così forte a Shane da sfregiargli la pelle con le unghie facendolo imprecare e sanguinare. Bruce si strattonò più che poté, riuscendo solo dopo qualche secondo a staccarsi dalla sua morsa cadendo indietro tenendosi il braccio graffiato.
    "Fanculo."
    Fissò Shane, non riuscendo a non provare rabbia, nonostante, probabilmente, non lo avesse fatto apposta e di proposito, ma la stanchezza gli impediva di essere razionale, così ringraziò il cielo quando Shane svenne dopo uno scambio ambiguo di sguardi.
    Bruce versò il poco alcool rimasto anche sui suoi graffi, stringendo i denti lasciandosi andare a un solo gemito di dolore, per poi fasciarlo e finalmente sperare in qualche ora di sonno.
    Si prese lo zaino e si allontanò da Shane, non fidandosi di quell'uomo e cercando un'altra stanza in cui dormire.
    Trovò la camera da letto, sbatté un po' le coperte, si chiuse la porta alle spalle e nel giro di due minuti crollò in un pesante sonno, distaccato da qualsiasi rumore o allerta che ci sarebbe stata...

    Non seppe quante ore passarono, quando aprì gli occhi la luce filtrava dalle finestre, segno che la notte era passata. Era vivo, aveva superato un altro giorno. Sentiva ancora i muscoli indolenziti e i graffi bruciavano leggermente, ma non era più stremato, si sentiva vagamente riposato a parte per il vuoto allo stomaco.
    Si ricordò dei crackers, così si alzò lentamente prendendoli dallo zaino per mangiarne un paio. Non poteva comunque sapere che cosa lo aspettasse al di fuori della camera da letto, così, una volta finito di mangiare, si rimise lo zaino con l'arco in spalla ed uscì da quella stanza con la piccozza in mano.
    "Shane?"
    Per quel che ne sapeva su quella poltrona poteva trovarsi un vagante...
     
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  14. .Shane
     
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    WETLh7h
    Era avvenente per Shane vivere quell'irrealtà, dove non esisteva sofferenza. Tutto appariva come un manto bianco intorno a se, candido, come l'anima di un neonato. Non si udivano voci e l'aria era accompagnata da un profumo nuovo.

    Si sentiva quasi invincibile come lo era stato pochissime volte. Quel creato però svanì nel giro di pochissimi minuti, quando tornò a tossicchiare con gli occhi aperti in quella stanza ormai diventata buia.
    Ricordava poco e niente di tutto quello che aveva vissuto, ma il viso di Bruce non l'aveva dimenticato. Quando provò a issarsi dalla poltrona, dove giaceva ormai da diverse ore, avvertì un capogiro. Non aveva forze abbastanza.

    Così vi rimase ancora qualche mezz'ora appollaiato su se stesso. Nonostante tutto non riuscì ad addormentarsi. Le iridi degli occhi anche in quell'istante avevano preso a viaggiare incessantemente. La presenza di Bruce era per lui ormai una cosa lontana. Il cibo era terminato e l'ultima manciata di crackers l'aveva data all'uomo. Ingenuamente.
    Quel vagante che Bruce poco prima aveva ucciso, già. Soltanto quello era l'unica sua fonte di salvezza. Si sarebbe saziato con la sua carne, anche se provava un certo senso di diniego.

    Aveva i fiammiferi che si era procurato non appena aveva messo piedi in quella specie di casa.
    Facendosi forza con la braccia, si rimise in piedi, anche se barcollava, con le forbici si avvicinò al vagante che giaceva a terra. Sezionò i lembi migliori e affondò le lame nel suo corpo privo di vita.
    Tutto ciò fu riluttante, ma non vedeva altra via di salvezza.
    Con le mani ancora insanguinate, i capelli sudati appiccicati sulla fronte, si accinse ad avvicinarsi al camino. Scovò alcune carte, uno sportello del mobile e mise su una fiamma molto consistente da permettergli di cuocere per bene il pezzo di carne ricavato dal vagante.

    Singhiozzava quando udì il suo nome. Bruce era ancora nei paraggi.
    Sono qui, mormorò mentre in ginocchio cercava di arrostire la cruda realtà. I vestiti sporchi di sangue lasciano trasparire di se un'impostura. Rimase immobile sulla sua azione, non riuscendo nemmeno a guardare in faccia colui che si era occupato di lui. La ferita grazie all'intervento di Bruce era migliorata. In quel momento però Shane aveva altro a cui pensare...
    Trucidò ancora una volta la sua anima piena di sensi di colpa, portando alla bocca la sua stessa essenza.
     
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  15. ;Bruce.
     
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    Sentire il suono della sua voce fu un sollievo, almeno era ancora vivo, ciò che adesso preoccupava Bruce però era in che stato lo avrebbe trovato. Non ci stava tanto con la testa, che fosse folle o semplicemente fragile non era dato saperlo, ma era certo che Shane fosse imprevedibile e che quindi rappresentasse un problema non da poco. Non riusciva però Norton a infischiarsene completamente fuggendo dalla finestra lasciandolo a se stesso, come minimo voleva assicurarsi che fosse in grado di sopravvivere e procurarsi del cibo da solo, una volta verificato ciò ognuno poteva andare per la sua strada e Bruce avrebbe potuto non pensarci più.
    Si avvicinò quindi lentamente, tenendo, giusto per sicurezza, ancora la piccozza in mano, arrivando al salotto e trovandosi di fronte a uno scenario disgustoso.
    Gli ci vollero alcuni secondi per capire esattamente che cosa stesse guardando, ma le piccole gocce di sangue sparse, l'odore nauseabondo e l'aspetto di Shane erano poi riusciti a chiarire quell'orrore.
    Bruce scattò come se stesse partendo per una gara di 100 metri e strappò il pezzo di carne putrida dalle mani di Shane lanciandolo lontano per poi dargli una leggera spinta sulla spalla sperando che si ripigliasse.
    "Ma che cazzo fai?!"
    Nemmeno se fosse sul punto di morire da un momento all'altro si sarebbe cibato della carne di un vagante, poteva ammazzare ancor più velocemente quella merda, era peggio di un animale putrefatto e circondato da muffa e mosche, era improponibile.
    Bruce fece respiri profondi, appoggiandosi sulle ginocchia cercando di trattenere un conato di vomito. Shane doveva essere davvero disperato per essere arrivato a tanto.
    "Ma ti ha dato di volta il cervello? Cristo santo."
    Indietreggiò, cercando di pensare al da farsi e trovare una soluzione per questa disastrosa situazione. Sentiva anche lui un po' di fame nonostante i crackers mangiati la sera prima, ma ora necessitava trovare dell'altro.
    "Senti, ci sono altre ville qua attorno, seguimi e cerchiamo dell'altro."
    Se nessuno in tutta la notte si era inoltrato nella casa dove loro avevano dormito voleva dire che non ci dovevano essere persone nei dintorni almeno. O almeno così sperava.
    Non attese che Shane acconsentisse, doveva fare così e basta. Così lo aiutò a tirarsi su e andò verso la porta, spostando la cassettiera che ci aveva messo davanti la sera prima.
    Una volta usciti la luce abbagliante del sole li colpì in pieno volto, mostrando un ambiente apparentemente silenzioso e privo anche di vaganti, almeno in mezzo alla strada.
    Avanzò lento, tenendo la piccozza alta, raggiungendo dopo breve tempo l'ingresso della villa che stava li davanti. Ancora nessun rumore.
    "Non fare rumore."
    Lo intimò, sperando che non avesse nessun attacco isterico improvviso, dopo di ché Bruce aprì la porta lentamente e ancora nessuno sembrò esserci nei paraggi, ciò che era sicuro però era che un forte odore insopportabile li aveva invasi non appena la porta fu aperta del tutto.
     
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16 replies since 30/1/2016, 17:55   337 views
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